In un contesto produttivo come quello della Disney-Pixar, dove le leggi di mercato sono ormai la priorità assoluta e il dio denaro spinge i produttori a rischiare poco investendo i grandi budget su sequel e remake live-action, per la gioia dei nostalgici della grande animazione del passato, ogni tanto emerge qualche eccezione. Coco è una di queste, una perla lucente in un oceano di prodotti magari anche buoni, ma certamente poco degni della tradizione leggendaria che la casa di Topolino ha rappresentato per decenni. Il film del 2017 ha ottenuto un enorme successo sia da parte del pubblico , sia dalla critica, vincendo anche due Oscar nelle categorie Miglior film d’animazione e Miglior Canzone ( la molto orecchiabile Remember Me).
La vicenda è ambientata in Messico durante la celebre festività del Dia de los muertos, nella quale ogni famiglia ricorda i propri cari contemplando le loro foto e portando loro gli oggetti e le pietanze preferite. Il protagonista è il piccolo Miguel Rivera, aspirante musicista in una famiglia in cui la musica è bandita da generazioni, a causa dell’abbandono del proprio nido da parte del trisnonno del ragazzino. Ne va da sé che Miguel si trovi spesso a litigare in modo particolare con la nonna, molto apprensiva soprattutto con la bisnonna Coco, e con i suoi genitori. L’idolo di Miguel è il celebre musicista Ernesto de la Cruz, di cui il bambino conosce tutte le canzoni. Miguel è però anche obbediente e cede all’insistenza della famiglia nell’affermare che i Rivera sono destinati ad essere semplicemente dei calzolai. Quando però capisce che il suo famoso trisnonno “maledetto” è lo stesso de la Cruz, decide di presentarsi al concorso canoro della città per emergere finalmente come cantante. Rubando però la chitarra dalla tomba del divo, si ritrova catapultato nel mondo dei morti, dove incontra tutti i suoi antenati. Capisce che ottenendo prima della fine della giornata la benedizione dal suo trisnonno per continuare a cantare, potrà ritornare a casa e inseguire il suo sogno. Intraprende così la sua avventura insieme al goffo scheletro Hector. Tra colpi di scena di ogni tipo Miguel riuscirà a trovare ben più della propria soddisfazione.
Con questo titolo la Disney-Pixar torna ai livelli del suo più illustre e blasonato predecessore, lo straordinario Up del 2009, unico film animato insieme a La Bella e la Bestia ad essere candidato all’Oscar come Miglior Film. Ciò vale soprattutto in virtù del messaggio educativo che Coco porta con sé, scopo che la casa di Burbank da sempre insegue con attenzione.
Il progetto di realizzare un lungometraggio d’animazione sulla straordinaria cultura messicana, esplicitata soprattutto nel culto dei morti, risale al 2010. Proprio la genesi della pellicola infatti ha generato non poche polemiche, dato che il film è stato accusato di essere un plagio del cartoon targato 20th Century Fox Il libro della vita del 2012. La traversia giudiziaria è stata evitata dalla Disney proprio grazie ai documenti che attestavano la nascita di una prima bozza del soggetto di Coco circa due anni prima della realizzazione del film concorrente. Un’altra difficoltà non meno importante in fase di produzione riguarda il titolo del film. Nelle intenzioni della Disney infatti Coco si sarebbe dovuto intitolare Dia de los muertos, ma una petizione online ha raccolto molte firme per far cambiare idea alla major, riuscendo nel suo intento. E’ infatti impossibile porre sotto l’egida del trademark il nome di una festività religiosa. Nonostante tutte queste intemperie più o meno grandi, il progetto è notevolmente cresciuto nel tempo, diventando sempre più ambizioso e completo. Il risultato finale è un film che funziona dall’inizio alla fine, senza alcuna lacuna come in molti degli ultimi lavori della Pixar (Cars 3, Monster University ecc.).
Le tematiche affrontate da Coco sono molteplici. Si va dall’esuberanza infantile che si contrappone al controllo della famiglia, all’importanza del ricordo dei propri cari, all’immancabile incentivo ad inseguire i propri sogni e la propria passione. Ma la forza del cartone animato sta più che altro nel modo in cui queste tematiche interagiscono tra loro. E’ una crescita continua quella che vede il giovane Miguel come protagonista. Il bambino infatti all’inizio è semplicemente ambizioso, voglioso di far diventare la sua passione forzatamente repressa il suo futuro, ma poi, man mano che la storia procede e Miguel entra in contatto con quel mondo che tanto desidera e ne scopre non solo le luci ma anche i lati più oscuri, sembra quasi cambiare idea e dall’ambizione si passa alla disillusione. Tuttavia non sarebbe un film Disney se non ci fosse un lieto fine, ed ecco allora che subentra un nuovo sogno, stavolta non più egoista (nel senso migliore del termine), ma assolutamente virtuoso: non permettere che i cari di Hector lo dimentichino. L’unico modo per riuscire in tale scopo è portare nel mondo dei vivi una foto dell’Hector vivente ed esporla, in modo che si mantenga intatta anche la memoria di quell’uomo. Quindi se Miguel fino a questo punto ha agito solo per il suo interesse, scontrandosi anche con i suoi famigliari, ora diventa l’unica speranza per salvare un’anima dall’oblio. E’ un percorso di crescita tra i meglio riusciti che la casa di Topolino abbia mai sviluppato, quantomeno da quando lavora insieme alla Pixar.
Tema centrale del film è dunque la memoria, che va sempre custodita e preservata, e che appare come l’unica chiave sicura per superare il lutto. Anche in questo senso Coco è un film superbamente disneyano, perché riesce a parlare a un pubblico di bambini (almeno in prevalenza) di argomenti scomodi e difficili anche per gli adulti, e riesce a farlo con una grazia e una tenerezza davvero incredibili. Non si devono più nascondere ai più piccoli gli aspetti più cupi e incomprensibili dell’esistenza, ma bisogna trovare la chiave giusta per parlarne in modo da “metterli al corrente”, senza chiaramente traumatizzarli. In questo il film del 2017 è un vero capolavoro, esattamente come lo era, riguardo allo stesso tema, Up, con la sequenza che ripercorre la vita congiunta di Carl ed Ellie fino alla morte di quest’ultima, senza dubbio una delle più belle sequenze animate della storia del cinema. La nuova politica della Disney e del cinema per bambini in generale dev’essere proprio questa: educare, non celare le verità più scomode.
Ovviamente per raggiungere questo scopo è fondamentale trovare la giusta storia e soprattutto il giusto contesto. E siccome la polemica è una delle costanti nella società odierna, qualcuno, specialmente su internet, dopo aver visto il film (o addirittura ancora prima di vederlo!), ha cominciato a definire Coco come un film irrispettoso se non addirittura razzista nei confronti dei costumi messicani, che sarebbero stati rappresentati in maniera semplicistica e volutamente ironica. Chiunque abbia un po’ di buon senso e non sia fazioso sull’argomento può constatare che queste accuse sono assolutamente infondate. Anzi quello che traspare dalla pellicola è soprattutto la bellezza di un culto molto sentito e nobilissimo, un modo di ricordare totalmente diverso da quello del mondo cristiano (o indottrinato dai cristiani), ma forse addirittura più esemplare. Un rito che per altro questo film ha contribuito a rendere conosciuto in tutto il mondo, come in parte aveva già fatto, due anni prima, in un modo e in un contesto assolutamente opposto, Spectre, il cui incipit si svolgeva proprio a Città del Messico nel giorno dei morti.
Dal punto di vista dell’animazione, poi, Coco è un ottimo lavoro. I tratti sono molto ricchi di particolari nonostante la semplificazione sia ampiamente sviluppata, soprattutto nei personaggi scheletrici. Anche l’uso della computer graphica è deciso ma ben dosato, non facendo risultare il film un semplice esercizio informatico come talvolta accade con l’animazione dei giorni nostri. In ultimo l’uso dei colori: nonostante il tema non sia dei più allegri le tonalità sono assolutamente sgargianti, in assonanza alla cultura e ai costumi messicani, e dimostrano un grande lavoro anche da parte degli addetti ai lavori spesso meno considerati.
Toni, messaggio, storia e contesto sono i punti di forza di uno dei lungometraggi targati Disney meglio riusciti degli ultimi anni. Il successo planetario che ne è seguito non può che confermare questa verità. La Disney, ancora una volta ha saputo dimostrare che, quando vuole, riesce a tirare fuori dal cilindro dei capolavori assoluti.