Quella meravigliosa epoca dell’industria cinematografica che va dal 1895 fino al 1927 è detta era del cinema muto. Nel 1927 arriverà poi nelle sale un capolavoro assoluto dal titolo Il cantante di jazz e da lì in poi il cinema sarà pervaso dalla magia del sonoro e tutto cambierà. Nonostante però i decenni siano trascorsi, il suono si sia evoluto sempre di più e colori ed effetti speciali sgargianti abbiano ormai riempito lo schermo, il fascino verso il cinema muto deve essere più vivo che mai.
Forse in molti non amano questo tipo di opere, erroneamente percepite come anacronistiche, ma bisogna sempre tenere a mente che per capire cosa siamo bisogna sempre guardare da dove veniamo. Moltissimi dei blockbuster più amati dalle nuove generazioni probabilmente non sarebbero mai venuti alla luce senza l’influenza delle prime grandi produzioni anni ’20, così come l’horror moderno non è altro che un evoluzione dei frutti del genio di autori come Robert Wiene e Murnau.
Insomma, questa grande epoca ha regalato capolavori che sono assolutamente da riscoprire, e data la loro ormai facile reperibilità questo diventa quasi un obbligo tassativo.
I 10 migliori film del cinema muto
10 – Nascita di una nazione (1915)
Ambientato ai tempi della guerra di secessione americana (1861-1865) il capolavoro di David Wark Griffith oltre che ha raccontare la nascita degli Stati Uniti pone un tassello fondamentale per quella che è invece la nascita del cinema. Ritenuto da molti “il primo grande film del cinema americano”, Nascita di una nazione ha dato un apporto alla settima arte epocale, introducendo numerose innovazioni tecniche e narrative ancora oggi largamente utilizzate.
Per via di alcune scene che vedono il Ku Klux Klan compiere violenze nei confronti delle comunità afroamericane e alcuni atti di misoginia il film ha subito accuse e contestazioni già al momento della sua uscita. Polemiche a parte però, Nascita di una nazione rimane un caposaldo del cinema mondiale e un simbolo dell’epoca del muto.
9 – Nosferatu il vampiro (1922)
Liberamente ispirato al Dracula di Bram Stoker, il primo Nosferatu rappresenta uno dei massimi vertici dell’espressionismo tedesco e opera imprescindibile per il genere horror. Friedrich Wilhelm Murnau riporta in auge la figura folkloristica della creatura demoniaca assetata di sangue con gli occhi incavati e le mani dalle lunghe dita artigliate, spogliandolo dell’abito nero e da quel fascino elegante da ricco signore altoborghese instillato nell’imaginario collettivo dallo scrittore John Polidori.
Un grande capolavoro dotato di una forza visiva spaventosamente attuale, ancora da pelle d’oca nonostante gli oltre cento anni sul groppone. Molte storie e leggende sono nate attorno a questo film. In molti infatti credettero che l’attore Max Schreck, il cui nome per pura coincidenza tradotto dal tedesco è “massimo spavento”, non fosse altri che un vampiro in carne ed ossa. Logicamente queste dicerie sono ormai superate, ma sono comunque la prova di quanto questo film abbia terrorizzato ed impressionato il pubblico dell’epoca.
Ora grandissima attesa per il remake di Robert Eggers (qui il trailer) in uscita il primo gennaio del 2025. Le aspettative sono alte, ma la certezza che nessun remake potrà mai superare la bellezza di Nosferatu il vampiro è ormai consolidata.
8 – L’uomo che ride (1928)
Forse non molti lo sanno ma il tanto amato personaggio DC nato nel 1940 conosciuto come Joker è per fattezze ispirato da un grande protagonista del cinema muto: Gwynplaine in L’uomo che ride. Dei tre comparsi fino ad ora nella classifica questo è il meno conosciuto, ma la sua influenza nell’arte cinematografica e non è stata sensazionale. Il film, tratto dal romanzo di Victor Hugo, racconta la storia di un uomo sfigurato in volto e delle sue tragedia nell’Inghilterra del 1600, dove per vivere è costretto a fare da pagliaccio in un circo itinerante. Il trucco bianco ed un sorriso dall’aspetto maligno sono i suoi tratti distintivi.
Bill Finger e Bob Kane non hanno mai nascosto di aver attinto dal capolavoro di Paul Leni per il loro Joker, così come è evidente l’influenza di Gwynplaine su personaggi come Pennywise o altri clown più che inquietanti. Un film che ha influenzato la cultura pop fino ai giorni nostri.
7 – La passione di Giovanna D’Arco (1928)
Il medesimo anno de L’uomo che ride è colpito da un altro film muto destinato a diventare un modello per tutte le generazioni di cineasti successivi: La passione di Giovanna D’Arco. Carl Theodor Dreyer narra la straziante ultima giornata di vita della futura santa francese, condannata al rogo per eresia nel 1431. Attraverso l’uso di primi e primissimi piani sui volti dei personaggi l’opera magna di Dreyer trascina lo spettatore dentro le sofferenze e pene di Giovanna D’Arco, costantemente colpita da una luce che sa di divino e che mette in risalto il nero del mondo che la circonda.
Renée Falconetti è magistrale, e regala quella che è considerata dai più come la miglior interpretazione femminile nella storia del cinema muto.
6 – Il vaso di Pandora (1929)
Il vaso di Pandora, anche conosciuto con il titolo Lulu – Il vaso di Pandora è l’opera simbolo di tutta la filmografia di Georg Wilhelm Pabst. Film simbolo di un epoca segnata da censure e tagli, molte scene del film vennero infatti eliminate a causa dei temi “scomodi” per l’epoca come l’attrazione non eterosessuale. Nonostante questo Lulù di Louise Brooks è il simbolo di una bisessualità modernissima e in anticipo sui tempi.
Il vaso di Pandora è il secondo capitolo di una trilogia sessuale che comprende anche Crisi (1928) e Il diario di una donna perduta (1929). La storia di Lulù, giovane ragazza che da fioraia si butta verso il mondo del varietà alla ricerca di successo ma che infine troverà solo drammi amorosi e personali rimane però imbattuta.
5 – Il dottor Mabuse (1922)
E’ arrivato il momento di Fritz Lang, quello che molti considerano il miglior regista della storia del cinema. Premesso che questa non sarà l’unica opera di Lang in classifica, il quinto posto non può che essere destinato a Il dottor Mabuse. Opera mastodontica per portata e durata (oltre 270 minuti) il personaggio di Mabuse occuperà per altri quarant’anni la cinematografia grazie a due sequel, Il testamento del dottor Mabuse (1933) e Il diabolico dottor Mabuse (1960), diretti sempre da Lang.
Tre grandi capolavori che delineano quello che è forse uno dei personaggi più cattivi, diabolici e allo stesso tempo affascinanti della storia del cinema. Il medico specializzato nella psiche umana Mabuse è in grado di condizionare la mente delle persone per i suoi scopi illeciti in maniera diabolica. I mercati azionari sono ai suoi piedi e la sua produzione di denaro falso ne ha fatto uno degli uomini più ricchi in circolazione. L’unica cosa che non riesce però a conquistare ne con le sue abilità psichiche ne col denaro è l’amore.
Caposaldo assoluto della settima arte, un intreccio dai tratti polizieschi che offre anche un affascinante rappresentazione del grande periodo di crisi economica della repubblica di Weimar, dove Mabuse è riuscito a sguazzare arricchendosi.
4 – Tempi moderni (1936)
Quando si parla di cinema muto non si può non parlare di Charlie Chaplin e della sua maschera Charlot. Sovrano insieme a Buster Keaton della comicità anni ’20 Chaplin è riuscito sempre a raccontare condendo con le risate gli aspetti più drammatici della società, come la povertà giovanile, i drammi della dittatura politica e lo sfruttamento dei lavoratori. Proprio quest’ultimo aspetto è il pilastro su cui poggia il grande Tempi moderni.
Un capolavoro che descrive l’universo della grande industria come un mondo in cui la fame produttiva divora totalmente l’umana condizione, finendo per trasformare l’uomo in un piccolo ingranaggio che gira gira fino a corrodersi interiormente ed esternamente. Chaplin è fantastico nella sua interpretazione così come nella messa in scena delle sue scene comiche, molte delle quali sono infatti rimaste nell’immaginario collettivo e nella storia cinematografica.
3 – Metropolis (1927)
Prima di 2001: Odissea nello Spazio, Solaris e Blade Runner, la fantascienza aveva già incontrato la filosofia con Metropolis di Fritz Lang. Scritta da Thea von Harbou, Matropolis ha gettato le basi per il cinema fantascientifico e non solo. Gli alti palazzi, i ponti sospesi, i velivoli volanti che passano tra gli scorci degli edifici: questi sono tutti elementi estetici creati da Lang che ancora oggi trovano fortuna nella quasi totalità delle pellicole sci-fi.
Come non parlare poi di Maria e del suo alter ego robotico che sfugge al controllo fino ad innescare una rivoluzione senza precedenti. Metropolis, ambientato in un futuro distopico nel 2026, sembra raccontare le grandi storie narrate dagli sci-fi moderni. Lang e Thea von Harbou hanno però sviluppato questa storia quasi cento anni fa, e ad oggi il loro genio è ancora omaggiato e riconosciuto globalmente.
Una rivoluzione estetica e narrativa senza precedenti, forse il film più influente nella storia del cinema muto.
2 – Aurora (1927)
Torniamo da Murnau, ma questa volta non con un film tedesco ma bensì con Aurora, la sua prima produzione hollywoodiana. Amori, tradimenti distruzione psicologica e molto altro in questo grande capolavoro che narra di un uomo che progetta di uccidere la moglie per compiacere la propria amante. Le cose prenderanno poi una piega diversa, trasformando quella che all’apparenza sembrava una trama dai risvolti tragici nella più grande storia d’amore del cinema muto.
Aurora trionfò a quella che è stata la primissima edizione dei premi Oscar, vincendo i premi di miglior produzione artistica, miglior attrice protagonista e miglior fotografia. Un film che tecnicamente ha settato dei nuovi canoni nell’industria cinematografica successiva. La meravigliosa fotografia e le inquadrature dei paesaggi che circondano il piccolo lago cittadino vivono di una bellezza senza età.
1 – Il gabinetto del dottor Caligari (1920)
Il posto più importante di questa classifica è riservato ad Il gabinetto del dottor Caligari. Simbolo indiscusso del cinema espressionista tedesco, corrente di maggior fortuna del cinema muto europeo e forse mondiale, Robert Wiene partorisce un qualcosa che va al di là dell’immortalità artistica. Il gabinetto del dottor Caligari è ormai impresso come un tatuaggio sulla cinematografia di ogni decennio, sempre lì, incancellabile e mai sbiadito nonostante gli oltre cento calendari rimpiazzati.
In un periodo in cui il cinema da poco mirava la luce, il sonnambulo Cesare guarda dritto negli occhi del pubblico, probabilmente inerme in sala per ciò che ha difronte, ma che ancora non ne può capire la grandezza. Doppelgänger, allucinazioni e realtà ignota per un film con un finale che da quel 1920 è stato più volte ripreso e abusato. Nessun difetto rilevato, nulla di fuori posto in questo film che pur senza parola urla a gran voce la lingua del cinema con la “C” maiuscola.