HomeRecensioni FilmCharlatan. Il potere dell'erborista, la recensione del film di Agnieszka Holland

Charlatan. Il potere dell’erborista, la recensione del film di Agnieszka Holland

Presentato fuori concorso nel 2020 alla Berlinale, Charlatan. Il potere dell’erborista, dopo un passaggio in sala l’estate scorsa, è ora disponibile in streaming sulla piattaforma CHILI.

Il film di Agnieszka Holland (entrò nella shortlist per gli Oscar come miglior film internazionale) racconta la storia del ceco Jan Mikolášek (1889-1973), guaritore ed erborista. Questi, in anni di alacre attività, si prese cura delle migliaia di persone che ogni mattina, in lunghe file, attendevano pazientemente di essere visitate davanti alla clinica di Jenštejn, nei pressi di Praga. Ciascun paziente era tenuto a portare con sé una bottiglietta di vetro trasparente con la propria urina: Mikolášek infatti eseguiva le diagnosi analizzando il liquido a occhio nudo (o con il mero sussidio della luce di una lampadina) e procedeva poi a prescrivere composti di erbe medicinali di sua invenzione.

Veniva consultato da donne e uomini comuni, ma non mancarono anche importanti e influenti personalità del mondo politico e culturale, come l’attrice Olga Scheinpflugová (moglie dello scrittore Karel Čapek), il pittore Max Švabinský, il presidente Antonín Zápotocký.

Pubblicità
Charlatan
Ivan Trojan

Charlatan. Il potere dell’erborista: il ritratto di un uomo complesso

Charlatan si apre proprio con la morte di Zápotocký, nel 1957. Curato in passato da Mikolášek, il politico rappresentò il “garante” e di fatto il protettore del guaritore, spesso accusato dalla propaganda comunista di essere un ciarlatano (da qui il titolo della pellicola), un truffatore dedito al raggiro della povera gente, illusa e ingannata con farmaci scadenti e inefficaci.

Per Holland “l’arte” di Mikolášek (interpretato da un notevole Ivan Trojan) è invece autentica. Nelle prime scene, egli respinge i casi più disperati o comunque al di fuori della propria portata, ma allo stesso tempo viene incontro, anche in termini economici, a chi non può permettersi di pagare le cure. La regista polacca insomma non contesta la sostanziale “bontà” del potere curativo dei ritrovati medico-erboristici di Mikolášek e non pone l’accento sul dilemma tra medicina tradizionale e alternativa: le interessa piuttosto indagare la psicologia del protagonista, uomo complesso, oscuro, ambiguo, cinico e altezzoso nel privato, ma, come già si accennava, interamente votato, con abnegazione totale e quasi commovente, alla cura degli altri.

Nello svolgimento del film, dopo l’iniziale morte del politico Zápotocký e il venir meno di questo potente “scudo” di Mikolášek, per l’erborista è l’avvio della persecuzione. Viene accusato quotidianamente sui giornali, fuori dalla clinica una macchina ne controlla costantemente tutti i movimenti, i campioni di urina, che i pazienti inviano da ogni angolo del paese, vengono improvvisamente sequestrati. Benché collaboratori e amici cerchino di persuaderlo a trovare scampo nella fuga, Mikolášek resiste: verrà infine arrestato con l’accusa di aver causato deliberatamente il decesso di un paziente somministrandogli una pozione di stricnina. L’avvocato d’ufficio che lo difende (Jirí Cerný) subito comprende la natura pretestuosa dell’accusa, niente più che una montatura per liberarsi definitivamente, con una sentenza capitale di condanna, di un personaggio troppo popolare, ingombrante, scomodo (durante l’occupazione nazista scese a compromessi con i gerarchi).

Charlatan
Ivan Trojan e Juraj Loj

Nel corso degli interrogatori e dei colloqui con l’avvocato, il guaritore si racconta e per lo spettatore questi flashback costituiscono altrettante occasioni per immergersi con partecipazione nella sua vicenda esistenziale: il giovane Jan (interpretato dal figlio di Troian, Josef) dal padre giardiniere impara a conoscere da subito segreti e proprietà di piante e fiori, ma solo collaborando con la guaritrice Mühlbacherová apprende le tecniche autoptiche di esame delle urine.

Pubblicità
Charlatan
Josef Trojan

Sarà proprio l’anziana donna a indirizzarlo alla fede cattolica, nella quale Jan si rifugia cercando perdono per la propria omosessualità (mai confessata pubblicamente), un aspetto, questo, che la regista scandaglia rivisitandolo in chiave romanzata, in particolare nella descrizione del rapporto tra Mikolášek e il suo assistente František (Jurai Loj), personaggio fittizio.

La narrazione di questa relazione allontana il film dall’iniziale intento documentaristico e introduce qualche confusione circa la veridicità, soprattutto biografica, dei fatti (anche l’accusa di omicidio per avvelenamento ai danni di Mikolášek è un’invenzione: si trattò invece di evasione fiscale, di prezzi fraudolentemente alterati dei decotti di erbe e di spezie). Holland si muove sul discrimine di provocare un attrito tra dimensione documentaria (e relativa cornice storico-ideologica) e fiction, pur riuscendo a non precipitare in questa spirale, concentrata com’è quasi esclusivamente sulla personalità di Jan, sul suo profilo psicologico-morale, e trasfigurando e trasportando la vicenda da un piano individuale a universale.

Charlatan
Ivan Trojan e Juraj Loj

Nella morsa di un potere politico che lo ha sempre o cercato o screditato, di un amore clandestino, di una professione mai realmente istituzionalizzata, Jan è in bilico tra ragione e follia, destinato, ad un costante e contradditorio equilibrio psichico: ama František, ma al tempo stesso lo rende succube e capace di azioni riprovevoli verso la sua famiglia; è trattato da medico ma non si reputa tale; è cattolico e omosessuale. L’unica certezza, nella visione di se stesso, gli è data dalla dote innata della quale è dotato, di prodigioso, intuitivo guaritore. La cura e la diagnosi costituiscono un bisogno fisico per lui; quando non può esercitare la professione le sue mani si indolenziscono, come se fosse abitato e posseduto da un potere soprannaturale.

La sua storia offre allo spettatore l’occasione di una riflessione sui modi nei quali uno straordinario talento possa essere il risultato della fusione di istanze e pulsioni diverse, al contempo oscure e luminose (e luci e ombre hanno gran gioco nella regia, con tonalità cromatiche calde e avvolgenti per i flashback, fredde e taglienti per il presente) e su come il possesso di straordinarie doti possa infrangersi contro sospetto, diffidenza, invidia, persecuzione e condanna. L’anziana e saggia guaritrice Mühlbacherová aveva, invano, messo in guardia Jan: “Non provare a fare miracoli, non ti verrebbe perdonato”.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

In Charlatan. Il potere dell'erborista, la regista Agnieszka Holland offre un ritratto psicologico di Jan Mikolášek (1889-1973), mirando anche a delineare e ricostruire il contesto storico nel quale si svolse la vicenda esistenziale del celebre guaritore ceco.
Giulia Angonese
Giulia Angonese
Mi dedico al cinema con passione e continuità, cercando sempre di cogliere dinamiche di pensiero e atmosfere sottese agli intrecci narrativi.

ULTIMI ARTICOLI

In Charlatan. Il potere dell'erborista, la regista Agnieszka Holland offre un ritratto psicologico di Jan Mikolášek (1889-1973), mirando anche a delineare e ricostruire il contesto storico nel quale si svolse la vicenda esistenziale del celebre guaritore ceco.Charlatan. Il potere dell'erborista, la recensione del film di Agnieszka Holland