Della morte e dell’amore, di due anime concentriche che si intercettano nel medesimo spazio vitale e attraversano il dolore: come? Bound in Heaven, legate al cielo, ovverosia tenendosi ben salde in una parentesi di paradiso voluto e costruito sulle rispettive miserie, miserie abdicate ed ignorate per quel tanto di esistenza che riescono a ritagliarsi assieme.
Romantico e drammatico al contempo, ispirato al romanzo omonimo del 2003 di Li Xiuwen, Bound in Heaven muove dei caratteri magnetici che si attraggono senza lasciarsi andare alla solitudine e allo sconforto, senza perdersi di vista e di lunghezza d’onda, senza abbandonare il contatto con la propria umanità e la volontà di sopravvivere, anche se ciascuno alla propria maniera.
Etica ed estetica della morte e dell’amore nella Cina di Huo Xin
Esteticamente attento a mantenere nel disastro una bellezza visiva che inneggia al sorriso della vita, Bound in Heaven è l’esordio vincente della cinese Huo Xin, scrittrice e sceneggiatrice, visto nella sezione di concorso Progressive alla 19 Festa del Cinema di Roma, premiato come Miglior Film e Miglior Opera prima, ed è una ferita al cuore, un tabù rotto, un viaggio attraverso la malattia, la crudeltà e la lealtà di un amore autentico.
Bound in heaven – Trama
Sontuosamente raccontato grazie ad immagini, stasi e panoramiche emotivamente aggancianti, Buond in Heaven percorre la storia di una donna (Ni Ni) impegnata nel mondo della finanza, che lascia il marito violento (Liao Fan) dopo essersi innamorata di un ragazzo (Zhou You) che si arrangia con lavori di strada e che le regala il concerto della sua vita. Quello stesso concerto che il marito le aveva sottratto per dispetto e per violenza.
Il giovane, salvatore senza saperlo, è un malato terminale, che non vuole curarsi e tra i due amanti in fuga con in spalla il loro solo amore e l’abisso di fronte, scatta la promessa: lei impedirá che lui finisca i suoi giorni in ospedale e lui non “andrá via” senza il permesso di lei. La morte deve arrivare al momento giusto, nel frammentre si attende, si resiste, ci si stringe nella vita e nel sorriso, si lega quello scampolo di speranza a sé, sempre più debole e leggero, con corde reali e metaforiche, in una sorta di limbo della felicitá.
Bound in Heaven – Recensione
Non lasciare che l’amore della tua vita, quello che ti offre una gioia ed una soddisfazione che non sai spiegare, fugga via per sempre senza il tuo permesso. Bound in Heaven, è un ritratto umano, passionale e spirituale, di un innamoramento che è oltre la morale e la convenienza, un colpo di fulmine definitivo e, letteralmente, senza rimedio. I due protagonisti sono uniti e lontani, si conoscono e si ignorano, si rincorrono e si sfuggono, finché decidono di allacciarsi e non lasciarsi andare più.
Attraversano tempeste di vario genere: l’aggressione dell’ex marito abusatore per mettere un punto alla sua smania di possesso della donna, il faccia a faccia brutale con la famiglia del ragazzo malato, da sempre spietatamente indifferente alla mala sorte del figlio, il difficile adattamento alla nuova miseria in cui la coppia incorre, la sofferenza della malattia e il rifiuto di ogni terapia.
Un cosmo di angoli, trappole, disgrazie, corpi fragili e anime sole e alte
Il mondo di Bound in Heaven è un universo di spigoli appuntiti, di trappole senza compassione, di disgrazie che si sommano a disgrazie su anime e corpi fragili, dentro una società alveare fatta di talmente tante persone che forse non c è possibilità di una vita dignitosa per tutti.
Appartamenti loculi, medicine rubate per sopportare il dolore, corpi piegati, fughe nostalgiche in una natura rurale da cartolina, capodanni solitari in mezzo a fuochi d’artificio che rimbombano nel vuoto ed invece di avvicinare, allontanano, Bound in Heaven pittura di malinconia il caotico panorama urbano cinese e macchia la bellezza delle campagne assolate dell’entroterra, apparentemente innocenti.
Nonostante questo quadro di base il film non appesantisce nulla, anzi plana leggero, forse inverosimile, con una nostalgia infantile, rassegnata, apodittica, sulle ferite, gli interdetti, gli abbracci non duraturi, le aspirazioni a termine che la coppia mette in campo nel suo viaggio verso la notte.
Il filo che unisce e manda avanti questa sofferenza di individui casualmente sfortunati e bellissimi, è il sorriso e la convinzione a volte posticcia a volte disarmante con cui decidono di affrontare le difficoltà cui sono sottoposti. Se il ragazzo si oppone alle violenze della donna cercando di insegnarle a non chinare la testa e a reagire di fronte agli attacchi, restando sempre in guardia, allo stesso modo la donna muta forma con il mutare del suo cuore, combattendo ogni singolo secondo la paura di perdere tutto ciò che di più caro e sensato ha trovato nel mondo.
Bound in Heaven – Cast
E questo sforzo di contenere la disperazione pur nell’arrivo imminente della fine scava le interpretazioni del cast progressivamente, donando ad esse un’inaspettata e toccante profondità. Struggenti le prove attoriali che mescolano bellezza di corpi angelici a deformazioni ed inarcamenti di scheletri spossati, sagome che diventano volatili per necessità di leggerezza (Ni ni) o per rovina di cellule ammalate (Zhou You).
Quasi disegnato sugli interpreti, Bound in Heaven lascia spazio all’esibizione tecnica attoriale, uno spazio scenico, fisico ed evocativo, alla presenza in camera delle due luminosità opposte dei protagonisti, pelli differenti, uguale sentimento.
Una bellezza nel dolore toccante, anche fin troppo ricercata, in qualche modo “festivaliera”, tenuta insieme con ago e filo, metodicamente, passo dopo passo, per implodere nel finale che tutti aspettano e nessuno vuole vedere. Musica ipnotica ad accompagnare questo segmento esistenziale struggente, che scivola sopra le brutture terrestri, che rende possibile l’impossibile e che prova a far digerire la mortalità di tutte le cose, specie di quelle belle.