Bodkin è la serie crime ideata da Jez Scharf e sbarcata su Netflix nel mese di maggio. Un prodotto che ha come protagonisti tre investigatori alle prese con una serie di misteri: persone svanite nel nulla e una marea di segreti.
Bodkin, trama e cast della serie
Dove (Siobhán Cullen) è una giornalista investigativa che, dopo la morte della propria fonte di informazioni, deve cambiare rotta e dedicarsi ad un altro caso da approfondire. Il suo capo le chiede di tornare nella propria terra natia, l’Irlanda, per collaborare con Gilbert Power (Will Forte), un podcaster sotto contratto con la casa editrice di lei.
In particolare, Gilbert e la sua entusiasta assistente Emmy (Robyn Cara) sono diretti a Bodkin, una cittadina costiera dove, anni prima, sono svanite nel nulla una serie di persone. I tre collaboratori dovranno dunque impegnarsi per riuscire a venire a capo di una rete intricata di segreti, ottenendo interviste a destra e manca per tentare di ricostruire i fatti. Nel cast sono presenti anche Chris Walley (Seán O’Shea), Ger Kelly (Teddy) e Seán Óg Cairns (Garda Eoin).
Bodkin, la recensione
Bodkin è una serie TV controversa, che alterna atmosfere thriller ad una comicità alle volte inaspettata, un tentato esperimento tra la comedy e il crime. Tale esperimento però non riesce a convincere lo spettatore per una serie di fattori, tra cui la ricerca di una critica al giornalismo attuale che non colpisce nel segno, risultando in una scrittura che si limita ad imitare prodotti già visti per la maggior parte del girato.
Dove, una protagonista cinica e determinata
Dove, giornalista cinica e determinata, sembra quasi non sopportare l’idea di collaborare con i due occasionali colleghi, Gilbert ed Emmy e risultare difficilmente simpatica al pubblico che osserva, se non in rare occasioni. Mentre molte persone in cerca di fama decidono di intraprendere un proprio podcast, è proprio questa scelta che ripugna in qualche modo Dove, che considera i podcaster come finti giornalisti e ladri di notizie.
Da com’è possibile intuire, la giornalista interpretata da Siobhán Cullen è talmente ligia al suo dovere da rinunciare a legarsi a chi le sta intorno, perché troppo concentrata sulla ricerca di informazioni e scoop da pubblicare. Dunque, per lei il lavoro diventa come una necessità a cui non saper rinunciare in ogni momento, a scapito delle proprie relazioni umane.
Bodkin, una serie crime nella campagna irlandese
A West Cork, dove Bodkin ha luogo, la regia fa quel che può per dare l’impressione che i protagonisti si destreggino in un’atmosfera unica, strizzando anche l’occhio all’importanza che può avere una storia raccontata in maniera dettagliata e il modo in cui questa può essere tramandata da una generazione all’altra. Per uno dei protagonisti, Gilbert, non si tratta soltanto di lavorare ad un podcast ma, l’indagine è anche un mezzo per ritrovare le proprie origini e per, a suo dire, “raccontare una storia, anche senza risolvere il caso”.
Proprio questo punto di vista porterà ai contrasti con Dove, che si distanzia alle convinzioni del collega, considerate da lei troppo frivole. In questa situazione di disaccordo, i protagonisti incontrano una serie di personaggi facili da incontrare in un villaggio irlandese, mentre tentano di risolvere l’enigma che si cela dietro la città di Bodkin.
Bodkin, una comicità non per tutti
Come è possibile intuire dai nomi di alcuni protagonisti della serie, in Bodkin si è cercato anche di ironizzare su alcune prospettive presenti nella nazione dove gli eventi si susseguono. Per Jez Scharf il crime è anche un’occasione per giocare con gli stilemi del genere, scrivendo qua e là una serie di battute da serie B. La voce fuori campo di Will Forte cerca appunto di seguire le istruzione date da Scharf, che tenta di attingere alla propria conoscenza in ambito thriller per cercare di stravolgerne le regole.
Purtroppo però, questo espediente risulta stucchevole e l’esperimento in merito risulta incompleto. Bodkin manca del carattere necessario per convincere, finendo per risultare in una nuova tentata fotocopia di quel che, probabilmente, è stato già visto da chi osserva le vicende dei tre protagonisti.
In conclusione
Il genere crime, proprio negli ultimi anni, sta riscutendo un discreto successo, e l’ideatore della serie fa quel che può per navigare sulla cresta dell’onda, permeando di comicità e battute una serie su tre protagonisti impegnati a risolvere enigmi complessi. Purtroppo, però la co-produzione statunitense e irlandese non riesce ad raggiungere quella scintilla necessaria a collocare il prodotto tra quelli di riferimento, limitandosi, in ultima analisi, a fare da “personaggio secondario” di una produzione di genere molto fervente.
La regia fa ciò che può per immergere lo spettatore nell’atmosfera della campagna irlandese ma, complice anche una scrittura non incisiva, non viene raggiunto il risultato voluto, andando così a collocare la serie nell’armadietto degli spettacoli da dimenticare. Un altro prodotto non completamente convincente, dopo Citadel e altri.
