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Blaga’s Lessons – La Bulgaria di Komandarev: Gran Premio della Giuria alla 18.Festa del Cinema di Roma

Blaga’s Lessons è il film vincitore del Gran Premio della Giuria nella 18. Festa del Cinema di Roma, indicato dalla Bulgaria come sua opera rappresentante per gli Oscar Internazionali 2024, è un thriller bulgaro-tedesco congegnato ad arte, con cui il regista, Stephan Komandarev, conclude una personale trilogia-arazzo del suo paese, fotografato da un punto di vista socio-politico.

La conclusione di una trilogia socio-politica sulla Bulgaria

Nei primi due film Directions del 2017 e Rounds del 2019, Komandarev si era concentrato su una classe lavorativa specifica, rispettivamente i tassisti prima e i poliziotti poi, per la quantità di storie ed incontri in cui congenitamente queste figure si ritrovavano ad agire ed interagire, testimoni e protagonisti, volontari e non, di un’umanità e di un paese scisso e in affanno nelle nuove dinamiche post-comuniste.

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Blaga’s Lessons si incentra invece su una categoria a-professionale, gli anziani, ripresi nella loro vulnerabilità e determinazione, annientati e ribattezzati al contempo da un contemporaneo che li disorienta, li tradisce, li depreda, li travolge, eppure non li annienta, perchè quella stoffa generazionale là, non cede, non emigra, non si abbatte.

Blaga’s Lessons – Trama

Blaga (Eli Skorcheva), da poco rimasta vedova, impartisce lezioni di bulgaro ad una giovane donna da poco trasferitasi; con i proventi di queste sedute arrotonda la sua magra pensione di ex-insegnante, ma, per fortuna, ha dei risparmi che tiene cautamente in casa, messi da parte a suon di sacrifici ed imperativi futuri. Con questo piccolo tesoro, Blaga vuole comprare una lapide comune per sé e per il marito, degna delle loro due vite, oneste ed intrecciate.

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Una truffa telefonica, appositamente architettata per colpire le fasce deboli ed ingenue della popolazione, di cui lei è esemplare rappresentante, la priva di queste risorse. Blaga cerca ascolto in un gruppo specifico di persone vittime come lei dello stesso reato, ma non riesce a trovare soddisfazione.

Cerca giustizia denunciando prontamente l’accaduto alla polizia, ma è un numero nel mare dei numeri di truffati di ogni genere. Il mercante di lapidi le mette pressione per avere tutto il denaro e subito, nonostante le nuove condizioni in cui si è ritrovata la donna, a cui si aggiungono la malcelata derisione dei conoscenti per l’ingenuità dimostrata e le difficoltà quotidiane di sopravvivenza (spesa e bollette) in aumento.

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Blaga decide di vendicarsi a modo suo, l’unico possibile: intercettare l’organizzazione criminale che c’è dietro questo giro di truffe e diventare loro corriere. Inutile dire che la pericolosità dell’operazione e la spirale innescata, esigono un conto salato, sorprendente e, comunque, crudele.

Blaga’s Lessons – Recensione

Dedicata alla generazione che fu di passaggio dal comunismo al post comunismo, in una Bulgaria che fa finta di aderire ai modelli occidentali, di digerire senza intoppi le regole del capitalismo, di essere pronta alla grande comunità europea, in questo habitat di contraddizioni non sciolte, si colloca Blaga’s Lessons.

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Opera che inscena un mondo silenziosamente spietato, che risponde a regole non empatiche, alle leggi di mercato, al potere del denaro e al dictat del più forte. La politica solidarizza, si scusa e promette di risolvere il problema delle truffe, ma non fa nulla, oltre alla propaganda; la polizia è poco più che inerte spettatrice, non interviene, non esprime alcun tipo di interesse per la vicenda, al di fuori della routine ordinaria, ben poco dirimente.

Opera dedicata alla generazione di passaggio tra comunismo e democrazia

Gli anziani di Blaga’s Lessons sono emarginati ed inascoltati, raggirati e feriti, trascurati e tralasciabili, obsoleti intimamente, da rottamare come va di moda dire oggi. Il mondo del lavoro non li vuole, se li vuole li tratta in modo ingrato ed ingeneroso, per usare un eufemismo; i giovani ne mal tollerano le incapacità; gli affaristi si approfittano della loro creduloneria; gli anziani sono soli con se stessi e con la storia del loro passato, bagaglio che li rende da un parte resistenti, dall’altra molto vulnerabili.

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In questo scenario la stessa criminalità campa male: non possiede struttura, si muove in piccolo e non ha regole, si arrangia e fa lavoro sporco, senza guardare in faccia a nessuno.

Il denaro è l’unica moneta della dignità

Il denaro sembra essere l’unica preoccupazione al centro di ogni motore, singolo o collettivo; è la moneta ad essere degna di rispetto ed attenzione, il bottino perduto è determinante, la somma da recuperare è essenziale, e con essa i conti di fine mese, il guadagno effimero di un lavoro, è quello che conta per essere ascoltati e prima ancora rispettati.

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“Senza soldo non c’è dignità”. Così funzionano le zavorre del sistema consumistico e capitalistico, sul quale la generazione formatasi durante il comunismo, stenta a muovere i “giusti” passi.

La parabola di una pura costretta a corrompersi

In questo senso la parabola di Blaga è esempio lampante di un bastian contrario piegato, di un puro represso e corrotto, di un compromesso sporco, che non risparmia nulla, dilapida tutto, sia della vita, che della morte. Ferino è l’universo in cui è costretta a muoversi la protagonista, piombata da accuditrice del marito malato a criminale improvvisata, preda di rabbia e spavento. E’ giustizia sociale la sua? Assomiglia.

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Ma assomiglia anche al contagio di una decadenza che non si ferma di fronte a nulla, buono, cattivo, amico, nemico: nessuno pratica misericordia, è una lingua che non si usa più, come il bulgaro insegnato da Blaga, che nessuno riesce a parlare più correttamente.

Un mondo decadente, svuotato, senza misericordia

L’antico modo è schiacciato dal modus vivendi moderno, che sovverte e non chiede permesso, né scusa. E Blaga si adegua a questa malvagità, con il nero nel cuore e la rabbia tra i denti: e quello che sembrava l’inizio di un lieto fine a suo modo, si trasforma in esito di un incubo, poiché la via sbagliata esige sempre un passo della medesima qualità. Così il sangue si fa cattivo per sopravvivere.

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Lineare, tematicamente stretto, Blaga’s Lessons è un film programmato e strutturatissimo, che fila dritto per i suoi obiettivi come un treno. Dopo l’ottima premessa sviluppata nei primi dieci minuti, cavalca una promessa di tensione senza cedere distanza al sentimento o ad un guizzo distraente.

Blaga’s Lessons – Cast

Frequenti i primi piani stretti sul volto dell’ottima protagonista, la cui storia personale si interfaccia in qualche modo con il sottotesto del film. La Skoercheva è stata apprezzatissima attrice ungherese negli anni ‘70 ed ’80; si è poi ritirata dalle scene proprio per divergenze interiori con il mutante panorama politico nel quale si ritrovava a muoversi.

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La sua presenza è stata frutto di un fortunato incontro casuale e di un interesse per una sceneggiatura fin troppo di ferro, che tratteggia altro oltre alla singola storia, perciò il suo ritorno attoriale dopo trent’anni di silenzio si fa ancora più significativo.

L’interprete mantiene una presenza forte e rigorosa, senza mai crollare su se stessa, nemmeno nei momenti più difficili: composta e dignitosa anche di fronte all’ipotesi del peggio, Blaga si aggira con addosso l‘oscurità del suo cappotto, senza un filo di trucco, con uno sguardo in allarme e tagliente, che trattiene in sè l’incomprensione ingiusta ed arrabbiata dei messi da parte dalla “nuova democrazia”.

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Attorno a lei l’ambiente è senza luce: la triste periferia urbana dimenticata dai nuovi politici, che langue in una povertà imposta, ma taciuta, bloccata in un verde-grigio, non innocuo, ferocemente immobile, che non odia, non grida, non ama, così terribilmente indifferente, così silenziosamente letale.

Blaga’s Lessons – Trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Blaga è una vedova, ex-insegnante in pensione, che perde tutti i suoi risparmi per una truffa telefonica a danno di anziani: l'unico modo per riottenere dignità è di entrare nell'organizzazione criminale che l'ha truffata. Thriller bulgaro pluripremiato, dalla sceneggiatura costruita ad arte, che conclude la trilogia di Komandarev sul suo paese, la Bulgaria, e sul suo non pacifico passaggio dal comunismo alla democrazia europeista. Spietato, composto, livido, con un'ottima interprete dalla storia personale incredibile e significativa.
Pyndaro
Pyndaro
Cosa so fare: osservare, immaginare, collegare, girare l’angolo  Cosa non so fare: smettere di scrivere  Cosa mangio: interpunzioni e tutta l’arte in genere  Cosa amo: i quadri che non cerchiano, e viceversa.  Cosa penso: il cinema gioca con le immagini; io con le parole. Dovevamo incontrarci prima o poi.

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