Proprio quando sembrava star giungendo all’apice del successo e della qualità, con prodotti del calibro dei recenti Everything everywhere all at once e The whale (protagonisti di primissimo piano della scorsa edizione degli Oscar), lo studio di produzione e distribuzione A24 si mette ulteriormente alla prova cimentandosi nel meno esplorato mondo della serialità. Nasce così, per la distribuzione ufficiale di Netflix e la produzione di A24, la miniserie Beef – Lo scontro, un prodotto in dieci puntate della durata di poco più di trenta minuti ciascuna.
Ideati da Lee Sung Jin, gli episodi – di natura prettamente drammatica che talvolta però sfocia nell’utilizzo di toni propri della commedia – sono diretti da Jake Schreier e Hikari. Le puntate, girate nel 2022, hanno fatto la loro comparsa sulla più popolare piattaforma di streaming al mondo lo scorso 6 aprile.
Beef – Lo scontro: cast e trama
Amy (Ali Wong) è una piccola imprenditrice di successo che gestisce un negozio di piante per interni, particolarmente gradito dai quotidiani avventori. La complessa trattativa che sta portando avanti con l’amministratrice delegata di una catena di supermercati, affinché il suo brand compaia in tutte le sedi della catena in questione, si sta rivelando però particolarmente travagliata e turbolenta, e oltre a stressarla non le permette di trascorrere tempo a sufficienza con la figlia June e il marito George (Joseph Lee), ingenuo artista di estrazione benestante.
A renderla irrequieta contribuisce anche la presenza occasionale della suocera Fumi (Patti Yasutake), che non sembra condividere il suo sogno di scalata sociale e le sue necessità professionali.
A pochi isolati di distanza, in una zona ben meno elegante e più popolare, vive l’appaltatore e tuttofare Danny (Steven Yeun, candidato all’Oscar per Minari). Il giovane fatica a trovare lavori e guadagni, mentre viene travolto dalla continua ricerca di una stabilità e dalle peripezie in cui lo coinvolgono il fratello minore Paul (Young Mazino) e il cugino Isaac (David Choe), ex galeotto.
I destini di Amy e Danny, che si ritrovano entrambi frustrati alla guida, si uniscono indissolubilmente in occasione di un incidente stradale che li coinvolge, e che porterà ad un concatenarsi senza fine di rivalse e vendette dalle proporzioni sempre più sconvolgenti e drammatiche.
La recensione della miniserie
Non è certo la prima volta in assoluto che la maestria in ambito produttivo dello studio A24 viene applicata al piccolo schermo: basti pensare, in questo senso, ai recenti esempi incarnati da prodotti come The sympathizer, The idol, o ancor prima al già iconico caso di Euphoria, alla quale lo studio aveva collaborato.
Indubbiamente però, è lecito affermare che A24 abbia avuto più modo di esplorare il grande schermo che la serialità, basandosi sul numero (e sulla qualità eccelsa) dei prodotti con cui lo studio ha contribuito all’evolversi dell’industria cinematografica. Ciononostante, dando estremo esempio di coerenza ma anche confermando lo statuto compatto e organico della produzione e dell’ideologia creativa su cui essa stessa si colloca, pur essendo un prodotto seriale – e quindi inconsueto per lo studio – Beef – Lo scontro mantiene rispetto ai prodotti cinematografici A24 una matrice ben definita, congruente, e di qualità pressoché irreprensibile.
L’indice qualitativo del prodotto è dato in primo luogo già dalle interpretazioni dei due attori protagonisti. Con le loro sfaccettature, le loro complesse modulazioni di toni e la ragguardevole capacità di passare in poche manciate di secondi dall’action al thriller, e dal comico a dramma più disperato, Wong e Yeun forniscono al pubblico due prove attoriali più che lodevoli e che non temono il confronto con i più celebrati performer del grande schermo, quantomeno in tempi attuali.
Il meccanismo di ping-pong
Altra nota di merito del prodotto risiede inequivocabilmente nella qualità di un intreccio narrativo millimetricamente ponderato, studiato e analizzato, capace di catalizzare l’attenzione dello spettatore contribuendo in modo definitivo alla realizzazione di un prodotto che ben si accorda ad una fruizione da binge-watching. Questo, però, accade anche per merito della regia, sempre lineare ma mai scontata, che si diverte a giocare con la macchina da presa senza distogliere l’attenzione del pubblico dal gioco di forze fra i due personaggi principali.
Il vero protagonista dell’azione, prima ancora che Amy e Danny considerati singolarmente, è il meccanismo di ping-pong che si innesca fra i due in un gioco al massacro dove si fondono e insieme si alternano continuativamente vittorie e sconfitte, rivalse e vendette.
Da questo punto di vista, per costruire un gioco di parallelismi e differenze che ponga i due protagonisti nella perfetta posizione per lo scatenarsi di tale gioco al massacro, i personaggi di Danny e Amy sono sapientemente scritti per essere al contempo l’uno l’opposto dell’altra e, insieme, la stessa persona. Lui uomo e lei donna, lui povero e lei ricca, lui solo e lei con famiglia, lui deludente e fallimentare, lei con successo e sogni di gloria. Ma, dal lato opposto della medaglia, entrambi insoddisfatti ai massimi termini, cronicamente frustrati; entrambi schiacciati da una cornice di familiari e conoscenti che non li comprendono; entrambi in cerca di una scappatoia, di una via di fuga, di una fine definitiva.
Questo dunque rappresenta per loro l’incidente: un’evasione, che li distragga dal loro quotidiano sudato e al contempo deludente. Una premessa ottima, dunque, in termini narrativi, un dettaglio pronto ad ingigantirsi in potenza sino ad inglobare ogni aspetto delle vite di Amy e Danny portandole a collassare su loro stesse.
Beef – Lo scontro: un esempio di serialità
L’unica pecca di Beef – Lo scontro, in questo senso, è più una fragilità in potenza: data la portata tutto sommato limitata dell’incidente scatenante, il favoloso meccanismo di azione/reazione che si innesca fra i due protagonisti assume gradualmente proporzioni sempre più clamorose sino a mettere a repentaglio, nell’ultima porzione della serie, la sospensione dell’incredulità del pubblico. Rischio che si impone ancor più a gamba tesa se si considera l’intenzione, già palesata pubblicamente dall’ideatore della serie, di estendere il prodotto sino alla realizzazione di ben tre stagioni.
Ciò considerato, Beef – Lo scontro rappresenta un esemplare di serialità fresco, incalzante (e che dunque ben si confa alle esigenze di binge-watching dettate dalla natura della piattaforma che lo ospita) e ben riuscito.
Al netto di una potenziale fragilità, che si rivela più eventualità soggettiva che non ostacolo concreto, Beef – Lo scontro si impone all’attenzione del pubblico grazie alle sue performance lodevoli, alla costruzione di una trama tanto accattivante quanto trascinante e ad un apporto tecnico misurato, strutturato e ben eseguito.