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Assassinio a Venezia, la recensione

Assassinio a Venezia, nuovo film di Kenneth Branagh in programmazione nelle sale, è il terzo capitolo di un’ideale trilogia dedicata a Hercule Poirot, il celebre detective creato da Agatha Christie.

Il Poirot raccontato da Branagh, che si è ispirato ai libri della grande giallista senza creare trasposizioni cinematografiche fedeli in tutto e per tutto, negli ultimi anni ha viaggiato sull’Orient Express, ha fatto una crociera sul Nilo e ora si trova in Italia. Per la precisione, a Venezia.

Assassinio a Venezia, Poirot a bordo di una gondola

Assassinio a Venezia, la trama

Poirot, ormai, ha deciso di non lavorare più come detective e di ritirarsi a vita privata a Venezia. Questo finché una scrittrice di gialli sua vecchia amica gli propone di accompagnarla a una festa di Halloween. Festa che si terrà nella splendida casa di una facoltosa ex cantante lirica e che prevede una fitta lista di invitati: tra questi figurano una medium e i suoi assistenti.

Durante la serata, Poirot si ritroverà di nuovo detective suo malgrado, dovendo risolvere alcuni casi di omicidio e facendo luce su un passato di dolore e lutto.

La storia si svolge tutta all’interno della villa e nell’arco di una sola notte: la notte di Halloween, durante la quale si scateneranno forze soprannaturali e si scoperchieranno misteri indicibili.

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Un horror per tutta la famiglia

Assassinio a Venezia presenta molti degli stilemi del cinema horror: la notte di Halloween, l’evocazione degli spiriti, apparizioni improvvise allo specchio. E ancora: un passato di morti violente, nonché un paio di effetti “Lewton bus” immancabili in ogni horror che si rispetti. L’elemento horror, comunque, è abbastanza edulcorato da rendere questo film adatto anche alle famiglie.

A prevalere, com’è normale che sia, è la suspence, condita qua e là da trovate ironiche, siglate dalla presenza nel cast della celebre comica americana Tina Fey.

Non tutto è come sembra, ma Hercule Poirot è un detective abbastanza acuto da saper scorgere la verità dietro la maschera. Letteralmente.

Assassinio a Venezia, Kenneth Branagh

L’Hercule Poirot più convincente di Kenneth Branagh

Una delle maggiori attrattive di questa pellicola, indubbiamente è il cast: a partire dall’ottimo Kenneth Branagh, nella doppia veste di regista e di detective geniale. Come sempre, Branagh restituisce a Poirot un’anima intelligente quanto buffa, condita dall’immancabile tocco di sentimentalismo che caratterizza il personaggio.

Se il Poirot di Assassinio sull’Orient Express non reggeva il difficile confronto con l’Albert Finney del primo film di Sidney Lumet (1974) e quello di Assassinio sul Nilo non colpiva particolarmente, è forse questo il Poirot branaghiano più riuscito. A dispetto di un’ambientazione inverosimile come può essere una festa di Halloween a Venezia negli anni Quaranta (è ormai il 1947).

Il pretesto narrativo, però, funziona: così come l’ambientazione a Venezia, città delle maschere per eccellenza. Quelle di Halloween, sì, ma anche quelle indossate da chi passa la vita a mentire a sé stesso e agli altri. Poirot e lo spettatore si accorgeranno, infatti, che la menzogna regna sovrana. E quale presenza è più opportuna della sua per smascherarla?

Assassinio a Venezia, l'arrivo della veggente

Assassinio a Venezia, il cast

Oltre a Kenneth Branagh, il film può vantare un nutrito parterre di ottimi attori e attrici. A cominciare da Tina Fey, nel ruolo della romanziera Ariadne Olivier: inviterà il suo vecchio amico Poirot alla festa e lo convincerà a prendere parte ad una seduta spiritica.
Il personaggio di Ariadne ha un ruolo fondamentale nella storia. Sarà lei, infatti, a spingere Poirot a superare la propria stringente razionalità e accettare che al mondo esista qualcosa che non può essere spiegato con la ragione. Per la sua evoluzione come personaggio, Ariadne risulterà essenziale.

Poi c’è colei che incarna l’ignoto e il sovrannaturale: è Joyce Reynolds, la medium-veggente, interpretata dalla pazzesca Michelle Yeoh, vista al cinema per l’ultima volta ne L’accademia del bene e del male (2022). E’ lei l’unico vero alter ego del detective. Il legame tra i due viene esplicitato dalla stessa Joyce, che riconosce: “Siamo entrambi creature che parlano con i defunti“.

Centrale nella storia è il personaggio della padrona di casa, l’ex cantante lirica Rowena Drake. A darle corpo e dolore è la splendida attrice inglese Kelly Reilly, che in Italia abbiamo iniziato a conoscere da Orgoglio e pregiudizio di Jon Wright: correva l’anno 2005, e lei interpretava l’altezzosa Caroline Bingley, sorella del futuro sposo di Jane Bennet nella pellicola tratta dal romanzo di Jane Austen.

Ancor prima era stata tra i protagonisti di due film che hanno raccontato la generazione Erasmus: L’appartamento spagnolo (2002) e il suo seguito, Bambole russe (2005), entrambi diretti da Cedric Klapisch. E come dimenticarla showgirl a seno nudo in Lady Henderson presenta (2006), a fianco di Judy Dench? Reilly è anche un’apprezzata attrice di teatro, ed è stata la persona più giovane a essere nominata per un Laurence Olivier Theatre Award nel 2003, all’età di 26 anni.

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Assassinio a Venezia, Kelly Reilly

Due sorprese, direttamente da “Belfast”

Nel cast due sorprese, rispettivamente nel ruolo di padre e di figlio: Jamie Dornan, che ormai sembra essere riuscito a scrollarsi di dosso l’ingombrante (e limitante) personaggio di Christian Grey nella trilogia di Cinquanta sfumature di grigio (2015). Già apparso nel penultimo film di Branagh, Belfast (2022), l’attore ha ormai raggiunto la piena maturazione e riesce a calarsi in modo convincente nei panni di un medico rimasto traumatizzato dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale (da poco finita, ndr).

E che dire di Jude Hill? Sia in Belfast che in quest’ultimo film interpreta il figlio del personaggio di Dornan, a dimostrazione che “squadra che vince non si cambia”. Se già nel film autobiografico di Branagh aveva impressionato, qui appare semplicemente perfetto nei panni del ragazzino in grado di percepire la presenza dei morti.

Assassinio a Venezia, una francese e un italiano

Manca ancora all’appello, in ogni storia del terrore che si rispetto, il personaggio che ha un forte legame con la religione e con la spiritualità: Olga Seminoff, un passato da suora che ha deciso di abbandonare il velo. Questo personaggio, non meno importante degli altri, è interpretato dalla francese Camille Cottin, che ha all’attivo alcune apparizioni su Netflix (ricordate Chiamate il mio agente?).

Da notare anche la presenza di un italiano: Riccardo Scamarcio. Ha recitato il film in inglese ma (aggiungiamo, purtroppo) si è doppiato da solo in italiano con una voce monocorde. Gli è toccato un ruolo da italiano bello, tenebroso e di poche parole, dietro i cui occhi verdi non puoi fare a meno di pensare che abbia qualcosa da nascondere.

Assassinio a Venezia, un'inquadratura dal basso

Assassinio a Venezia, punti forti…

La qualità che salta subito all’occhio, oltre all’ottimo timing delle scene più inquietanti, è la fotografia: contrastata e grandangolare, basata su tonalità fredde e illuminata qua e là da luci a incandescenza, sicuramente è uno dei punti di forza del film. Si serve di inquadrature ben studiate, che variano spesso il punto di vista spostandosi ad arte dal basso verso l’alto e viceversa.

Tra le scene più riuscite, certamente, c’è quella centralissima della seduta spiritica. Le interpretazioni, voce italiana di Scamarcio a parte, sono tutte di alto livello, con un plauso particolare per la coppia Dorman-Hill.

… e punti deboli

Tra i punti deboli consideriamo l’ambientazione inverosimile: la festa di Halloween in Laguna negli anni Quaranta, improbabile quanto giustificata dall’invenzione cinematografica. Ché il cinema non può essere solo ed esclusivamente verosimiglianza. La trama è da manuale, tuttavia riesce a tenere comunque sulle spine lo spettatore restando fedele alla caratteristica più peculiare di Poirot: arrivare a sospettare di tutti, perché tutti hanno validi moventi per essere colpevoli.

Un po’ debole, forse, è la back story di due personaggi che non abbiamo citato nel cast ma che meriterebbero maggiore spazio: i fratelli Nicholas e Desdemona Holland, gli aiutanti della medium (interpretati, rispettivamente da Ali Khan ed Emma Laird). Di loro non arriveremo a sapere quasi nulla, se non quel poco che basta allo svolgimento della trama.

Il film è dichiatamente “ispirato” e non propriamente basato sulla storia di Agatha Christie Poirot e la strage degli innocenti, pubblicata nel 1969. In questo molti personaggi del film non comparivano o comparivano in altre forme (nel libro è presente uno studente di nome Desmond Holland, una sorta di crasi tra i fratelli Nicholas e Desdemona). Gli unici personaggi che sono presenti analogamente al film sono Poirot, la scrittrice Olivier e la vedova Drake.

Assassinio a Venezia, la scena della seduta spiritica

Assassinio a Venezia, le conclusioni

Insomma: Assassinio a Venezia, ultimo film di Kenneth Branagh, non tradisce le aspettative e risulta un buon prodotto di intrattenimento, per molti aspetti più riuscito dei due film precedenti sul detective belga Hercule Poirot. L’horror gli dona, così come l’evoluzione di Poirot da detective a mente fredda a uomo maturo che sa di non sapere. E accetta, finalmente, i propri umanissimi limiti.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Assassinio a Venezia, ultimo film di Kenneth Branagh, non tradisce le aspettative e risulta un buon prodotto di intrattenimento, per molti aspetti più riuscito dei due film precedenti sul detective belga Hercule Poirot. L'horror gli dona, così come l'evoluzione di Poirot da detective a mente fredda a uomo maturo che sa di non sapere. E accetta i propri umanissimi limiti.
Redazione
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