HomeCapolavoriAmerica Oggi (Short Cuts,1993) di Robert Altman

America Oggi (Short Cuts,1993) di Robert Altman

Vincitore del Leone d’Oro alla 50ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ex aequo con Tre Colori – Film blu di Kieślowski, America Oggi (Short Cuts, 1993) è senza alcun dubbio uno dei grandi capolavori di Robert Altman.

America Oggi: la trama

Sullo sfondo della Los Angeles degli anni ’90 si articolano e si incrociano le vite di nove famiglie americane.

Un poliziotto che tradisce la moglie; il complicato rapporto tra un’anziana cantante di jazz e la figlia violoncellista; una cameriera alle prese con il marito alcolizzato; un truccatore che assieme alla fidanzata deve badare alla casa dei vicini in vacanza; un’operatrice di telefono erotico e il marito represso; una coppia che veglia sul figlio appena investito; un’animatrice di compleanni e il marito disoccupato che scopre un cadavere mentre è a pesca con gli amici; un segreto che viene a galla tra un medico in carriera e la moglie pittrice; un ex marito geloso che si vendica della ex moglie.

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Lo spettatore viene chiamato in causa

America Oggi può essere inserito in una “trilogia sulla società contemporanea degli anni ‘90” iniziata con I protagonisti (1992) e conclusa con Prêt-à-porter (1994).

Robert Altman e Frank Barhydt, attingendo liberamente da alcuni racconti e da una poesia di Raymond Carver, costruiscono un intreccio narrativo estremamente azzeccato. Mentre i minuti passano si viene a creare un particolare rapporto tra il mondo diegetico rappresentato e lo spettatore. Tra ciò che si vede e tra ciò che si sa.

America Oggi

Le vicende sono coordinate in modo tale che chi siede davanti allo schermo sia molto più consapevole di quanto effettivamente lo siano i personaggi (focalizzazione zero). L’onniscienza, donata a chi assiste, diventa quindi un escamotage veramente geniale nel suo essere funzionale a rivelare la critica sociale che Altman presenta. Lo spaccato impietoso che si staglia su una Los Angeles rumorosa, resa ancor più caotica dal continuo overlapping sonoro tipico del regista, si palesa così in tutta la sua essenza. Quasi nulla viene nascosto allo spettatore che, a sua volta, fin dal principio, può prendere parte al giudizio morale dell’opera.

Una coralità simile a Nashville, ma non identica

America Oggi da un certo punto di vista può essere inquadrato come un degno erede di Nashville (1975). La struttura è, in effetti, molto simile al film con cui Altman ottenne un notevole successo di pubblico a metà degli anni ’70. La coralità e la polifonia, resi alla perfezione da un montaggio visivo e da un montaggio sonoro sopraffini, sono tratti indiscutibilmente altmaniani che ritroviamo efficacemente riproposti in America Oggi. Ciononostante, la sostanziale differenza tra le due pellicole è il carattere che, per una serie di motivi, in America Oggi si fa più universale.

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I tre motivi che rendono America Oggi più universale di Nashville

Il primo va ricondotto alla scelta dell’ambientazione. Los Angeles è la città dello spettacolo per eccellenza, sfondo di centinaia di film popolari e, per questo, più familiare al pubblico internazionale. Nashville rappresentava invece una realtà molto più autoctona, country-folk, e gli spettatori esteri, probabilmente, visivamente si ambientavano con più difficolta.

Il secondo motivo è strettamente connesso alla televisione. La televisione negli anni ’90 ha quasi completamente sostituito la radio degli anni ’70 e non solo nel film, ma anche nella realtà. Ha contribuito a fondere l’immaginario americano e quello europeo, in un immaginario più semplicemente occidentale. Un processo che, volutamente o meno, ha avvicinato, anche mediaticamente, culture distanti tra loro, in un processo di omologazione. Ciò che lo spettatore vede, anche se collocato geograficamente a migliaia di chilometri di distanza, non sembra più così straniero, nel senso latino del termine: extraneus, estraneo.

America Oggi

L’ultimo motivo, il più importante, risiede nel carattere dello sguardo altmaniano. In Nashville risuonava ancora l’eco dell’anti-tradizionalismo e dell’anti-moralismo figlio dei movimenti del sessantotto con cui Altman alimenta una presa di posizione non solo morale, ma anche politicamente esposta. La scelta di una città conservatrice come la capitale del Tennessee, non è un caso, anzi, evidenzia ulteriormente la natura provocatoria del film. In America Oggi, invece, lo sguardo è più obiettivo, più disilluso e molto più intimista. Altman penetra violentemente negli spazi domestici, li seziona, rivelando i segreti della gente più comune. Facendo così, tutti possono riconoscervi, i tradimenti, le assenze e le dinamiche di potere della propria vita. A essere criticata è la sterilità di una società stagnante, incapace di credere, in cui regna l’incomunicabilità e in cui tutti sembrano convivere asetticamente con la perdita di valori.

Il ruolo della natura

In questo mosaico multiforme e multicolore la natura incombe fin da subito minacciosa e diventa in più momenti il trait d’union spaziale. Quasi biblicamente, con l’invasione delle mosche e altre calamità, sembra rivoltarsi per porre fine a una società malata, senza riuscirci. Ed è questo “triste trionfo” di un’umanità superficiale e arida sulla natura stessa, che trasforma il cinismo di Altman nella più totale rassegnazione nichilista.

America Oggi: un cast veramente interessante

Il cast di America Oggi è tenuto assieme da una direzione attoriale incredibile. Nessuna performance è strabordante, anzi, tutte le interpretazioni sono straordinarie. Attrici e attori sono così perfetti e a loro agio nei ruoli assegnati che sarebbe inutile tentare di decretare chi meriterebbe la medaglia d’oro.

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Il divertimento nel riconoscere volti noti del passato, del presente e del futuro è assicurato.

Da star affermate come Tim Robbins, nel pieno del suo periodo d’oro, a star emergenti come Robert Downey Jr., Francis McDormand e Julianne Moore. Per gli amanti del cinema classico farà anche piacere rivedere Jack Lemmon nei panni di un genitore assente che dopo anni riappare e per i cultori della musica, invece, salterà subito all’occhio Tom Waits alla guida di una limousine. A sancire il legame con Nashville ritroviamo un’incredibile Lily Tomlin e per i più giovani è giusto citare Matthew Modine, il futuro Martin Brenner di Stranger Things.

In conclusione: gli insegnamenti di America Oggi

Molti registi dovrebbero essere in grado di fare tesoro di ciò che Altman, attraverso film come America Oggi, ancora ci insegna.

Nel momento in cui si sceglie di fare un film di questo tipo il minutaggio conta. La lunghezza, che in America Oggi supera le tre ore, deve essere funzionale a una coralità efficace. Dare spazio agli attori, soprattutto se professionisti, è fondamentale.

America Oggi

Un autore come Paul Thomas Anderson, per esempio, ha colto il testimone con sentita riconoscenza e nel 1999 ci ha regalato un gioiello come Magnolia (1999), film molto debitore nei confronti di America Oggi. Non è un caso che proprio Julianne Moore sia presente in entrambe le pellicole.

In conclusione, America Oggi rimane un ottimo esempio di cosa per Robert Altman era il cinema: sperimentazione, anticonformismo, espressione artistica e strumento per poter dire qualcosa.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Ripresa la coralità di Nashville, Altman nel 1993 regala al cinema questo capolavoro. Ritratto cinico e impietoso della società americana degli anni '90, America Oggi è un film che ha ancora molto da dire e, soprattutto, molto da insegnare.
Riccardo Brunello
Riccardo Brunello
Il cinema mi appassiona fin da quando ero un ragazzino. Un amore così forte che mi ha portato ad approfondire sempre di più la settima arte e il mondo che la circonda. Ho un debole per i film d’autore e per il cinema orientale, ma, allo stesso tempo, non riesco a fare a meno di un multisala, un secchio di popcorn, una bibita fresca e un bel blockbuster.

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