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Alien: Romulus – la recensione

Dopo sette anni dal disastroso Alien: Covenant, arriva nelle sale Alien: Romulus. Gli alieni più sanguinari e terribili del panorama cinematografico sono tornati a mietere vittime lungo il loro cammino sulle astronavi spaziali di quella che è forse la più grande creatura parassitaria senziente del cosmo conosciuto: l’essere umano.

Diretto da Fede Álvarez e distribuito da 20th Century Studios, Alien: Romulus e un midquel ambientato cronologicamente tra gli eventi narrati in Alien (1979) e Aliens – Scontro finale (1986). Da oggi gli xenomorfi sono nuovamente tra noi grazie ad un film ambiguo ed altalenante. Non un disastro clamoroso ma neanche quello che un franchise come Alien meriterebbe in virtù della sua lunga storia, fatta sì di alti e bassi, ma comunque una storia con la S maiuscola.

Alien: Romulus – trama

In un futuro dove i viaggi spaziali sono una realtà quotidiana, un gruppo formato da cinque giovani ragazzi e un androide si imbattono in una vecchia astronave abbandonata nello Spazio. Spinti da un mix di coraggio e inesperienza questi decidono di entrare a controllare il velivolo, all’apparenza privo di pericoli al suo interno. Le cose non vanno però come i sei avevano previsto e un antica creatura dall’aspetto infernale è pronta a portare l’Inferno sulla loro nave.

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Alien: Romulus
Un immagine tratta da Alien: Romulus

Un occasione sprecata!

Nello Spazio nessuno può sentirti urlare, e se nessuno può sentirti urlare nessuno può salvarti.

Spazio, paura, solitudine ed una minaccia quasi invisibile che provoca palpitazioni e respiri affannosi: questo è quello che Alien è stato fin dalla sua genesi sul finire degli anni ’70 e questo sarebbe dovuto continuare ad essere. Con James Cameron la saga sugli xenomorfi ha invece preso una deriva molto più action che, per quanto maestosa visivamente, lasciava da parte il terrore e l’orrore. Negli anni ’90 David Fincher è tornato alle origini con Alien 3, bistrattato ingiustamente da molti perché forse troppo simile a quel capolavoro inarrivabile di Ridley Scott. Dopo però tante piccole parentesi, strani crossover e un ritorno accolto glacialmente da pubblico e critica. Prometheus e Alien: Covenant avevano lasciato l’amaro in bocca, e ad Alien: Romulus spettava dunque il duro compito di addolcire i palati più che intransigenti dei fan di vecchia data della serie.

Purtroppo però, Alien: Romulus manca (e di molto) l’appuntamento per aggiudicarsi il terzo posto nel podio dei film con protagonisti gli xenomorfi. Perchè se il secondo ed il primo erano ormai stati assegnati ad honorem, la medaglia di bronzo al collo di Alien 3 era forse troppo pesante. Invece è molto probabile che il podio rimarrà invariato per molto tempo, e forse bisogna ben rivalutare in positivo l’opera di Fincher. Alien: Romulus non è il peggior film della serie, ma poco ci manca.

Alien: Romulus
Lo xenomorfo e la protagonista del film

Alien: Romulus – poca fantasia e brutti scopiazzature

Dopo un inizio roboante e più che positivo, nella seconda parte del lungometraggio Fede Álvarez decide di far deragliare tutto il progetto. La bestia cacciatrice assetata di carne umana si moltiplica a dismisura, perdendo così tutta la sua aura da “terrore spaziale quasi invisibile”, e le corse nei bui anfratti dell’astronave lasciano lo spazio ai “fuciloni” al plasma. Dopo una prima fase copia-incolla (si fa per dire) del primo Alien si arriva ad un miscuglio mal amalgamato di vari ingredienti, soprattutto poco sapidi, che costituivano i film meno riusciti della saga. Una scelta alquanto inspiegabile. Alien non è infatti una saga supereroistica, e l’aggiunta di camei e collegamenti improbabili con capitoli passati non possono certo avere lo stesso effetto positivo che può avere un progetto alla Deadpool & Wolverine.

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Degli effetti speciali al disopra della sufficienza e la ottima interpretazione di Cailee Spaeny non possono certo colmare i gravi errori di scrittura e regia del film. Certo, bello il design delle creature, belle scenografie, bella la colonna sonora, ma arrivati al settimo capitolo della saga è forse giunto il momento di fare un passo avanti e le note positive non possono più essere il rifacimento spiccio di quello che altri hanno fatto prima.

A onor del vero c’è però da dire che il film ha un suo ritmo, che non è sicuramente congeniale a quello che Alien deve essere ma che comunque regge le due ore di girato. Un profano degli xenomorfi potrà sicuramente trovare Alien: Romulus più che divertente e galvanizzante, ma per chi ha a cuore il destino della saga il sentimento non potrà essere il medesimo.

Alien: Romulus
Cailee Spaeny e David Jonsson in Alien: Romulus

In conclusione

Fede Álvarez non è sicuramente riuscito a deliziare gli amanti della saga di Alien ne tantomeno quelli del grande cinema. Alien: Romulus parte bene ma si perde dopo la prima oretta abbondante. Un film che non riesce a reggere il peso di un nome così grande e influente nella storia del cinema. Forse lasciare un progetto di questo tipo in delle mani così poco esperte non è stata la migliore delle idee.

Alien: Romulus – trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Il nuovo capitolo della saga sugli xenomorfi è abbastanza deludente. Alien: Romulus copia (male) dai suoi predecessori e spreca un occasione d'oro.
Davide Secchi T.
Davide Secchi T.
Cresciuto a pane e cinema, il mio amore per la settima arte è negli anni diventato sempre più grande e oltre a donarmi grandissime emozioni mi ha accompagnato nella mia maturazione personale. Orson Welles, Ingmar Bergman, Akira Kurosawa e Federico Fellini sono gli autori che mi hanno avvicinato a questo mondo meraviglioso.

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