“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto dal maestro Martin Scorsese. Gli attori protagonisti sono Nicolas Cage, John Goodman e Patricia Arquette. La sceneggiatura è di Paul Schrader, già collaboratore con Scorsese in passato, alla quale attività di sceneggiatore ha sempre affiancato quella di regista, dirigendo l’opera “American Gigolò“. L’unione di queste due menti eccelse, produce un titolo meno conosciuto della filmografia scorsesiana, ma che merita un giusto approfondimento e una rivalutazione generale.
Al di là della vita, trama
Frank e Larry sono due paramedici che lavorano in un quartiere degradato e malfamato di una città americana. Durante il rituale servizio notturno, sono soliti caricare sulla loro ambulanza una varietà di persone appartenenti alle fasce più basse della popolazione. I due protagonisti sono soliti entrare e uscire dall’ospedale un alto numero di volte nel corso di un’intera serata. Il mancato salvataggio di una ragazza minorenne si tramuta in un pensiero tormentoso che non lascia pace a Frank. Con il tempo la sua mente ne risente a livello psichico e lentamente si lascia trasportare in un vortice di ansia e depressione che peggiora il suo stato lavorativo.
Al di là della vita, recensione
Martin Scorsese arriva alla quarta collaborazione con Paul Schrader, confermando il loro sodalizio artistico, come una strategia nuovamente vincente. Le due creatività sembrano ritrovare quell’intesa unica che gli appartiene. Sicuramente è il loro lavoro meno conosciuto, considerando che gli altri prodotti rientrano tra i cult assoluti come “Taxi Driver” “Toro scatenato” e “L’ultima tentazione di cristo“. L’opera rimane comunque una perla nascosta all’interno della complessa filmografia del regista, e che merita sicuramente una revisione, in grado di poterle garantire una maggiore visibilità presso il grande pubblico.
Il regista si lascia alle spalle i film sulla mafia italoamericana e si concentra su una storia diversa, ma con un protagonista (Nicolas Cage) che rientra perfettamente nel suo stile visivo e immaginario e che lo accomuna ad altri personaggi, raccontati sempre dall’autore. Si potrebbe trovare diverse corrispondenze con “Taxi Driver” tanto che, a una prima visione, appare come un diverso punto di vista della solita realtà, raccontata nell’altro lavoro.
La poetica di Scorsese trova il suo fascino nel raccontare la materialità attraverso una contemplazione mistica, in cui delinea i comportamenti e le caratteristiche dei suoi personaggi. Solitamente inseriti in ambienti che lentamente li divorano e rivelano tutte le fragilità che nascondono. Nel film si assiste a questa resa da parte di Frank nei confronti di una realtà, che non guarda in faccia a nessuno. Nonostante la sua forza di volontà, nel provare da solo a tutelare gli eterni dannati della storia, la salvezza, intesa come concetto cristiano, appare impossibile.
Le conseguenze di quell’ambiente si ripercuotono infatti sulla psiche del suo protagonista. Ad un tratto, dopo tanti anni di lavoro, la mente lo abbandona e si lascia trasportare in una dimensione ascetica e svincolata dalla ragione. Viene presentata la figura di un uomo che esamina la sua condizione esistenziale e ripercorre le tappe della sua esistenza, attraverso una serie di errori che mettono in dubbio le sue stesse capacità. Frank diviene quindi assorto in una bolla alienata, che lo porta a rivalutare il mondo circostante, stabilendo un nuovo rapporto con esso.
La violenza è rivolta per la strada, con una serie di individui che fanno fatica a sopravvivere. L’unica regola è quella della giungla, dove a predominare è il più forte. Viene mostrata senza filtri la condizione in cui riversa una sostanziosa parte della società americana. Lo scrittore Schrader, punta a dare voce agli invisibili, vittime di un sistema corrotto e falsato, attraverso una pesante denuncia. Ancora una volta, l’attenzione è rivolta all’altra faccia dell’America, spesso tenuta nascosta o denigrata. La regia di Scorsese invece la esalta, la descrive e la racconta senza vergogna, nel bene e nel male, con i suoi pregi e difetti.
Il confronto con Taxi Driver
Si potrebbe evidenziare una correlazione analoga tra i protagonisti delle due opere scorsesiane. Entrambi subiscono il peso dell’ambiente in cui risiedono, ma la risposta che danno è differente. In “Taxi Driver” la reazione di De Niro viene rivolta verso l’esterno, con la sparatoria finale a racchiudere la chiave di lettura di tutta l’opera. In “Al di là della vita” invece la reazione di Cage è interna e rivolta all’introspezione di sé. Rimangono comunque entrambe vittime di un mondo disonesto, che punta a schiacciare le figure più deboli e sensibili della società.
Personaggi sconfitti, gli antieroi di un mondo che ripudia la loro natura, colpevoli di essere quello che sono, senza possibilità di redenzione e cambiamento. Figure lasciate marcire nella loro miseria e povertà, ma che grazie alla macchina da presa di Scorsese, se ne fa un ritratto quasi edulcorato e mitizzato, elevando le figure a immagini semi religiose, da contemplazione. La fotografia, con queste luci bianchissime, che contornano le sagome dei rappresentanti di questo sistema, contribuisce a sottolineare una visione pasoliniana, che contraddistingue la filmografia scorsesiana, come già accaduto in alcuni lavori precedenti.
Il rapporto tra religiosità ed emarginazione degli outsiders descritti, getta quindi uno sguardo critico sul contesto generale di appartenenza, nel quale fanno parte questi gruppi della subcultura, che occupano il gradino più basso della scala gerarchica.
Conclusione
La macchina da presa di Scorsese è perfetta. Egli rappresenta davvero uno dei pochissimi autori, che dal punto di vista registico è inattaccabile. Una camera posizionata sempre nel punto più ottimale, senza troppi tecnicismi futili al quale siamo abituati oggi. Uno stile di regia inconfondibile, con un andamento narrativo che si prende i giusti tempi per approfondire una dinamica introspettiva. Un montaggio incredibile, merito della stretta collaboratrice Thelma Schoonmaker. La scelta degli attori è inoltre funzionale, con un cast dalle discrete interpretazioni. Nicolas Cage mostra un talento notevole, in un ruolo pieno di sfaccettature.