HomeRecensioni FilmAftersun: un mosaico di ricordi frammentati

Aftersun: un mosaico di ricordi frammentati

Vincitore del French Touch Prize in occasione della settimana internazionale della critica durante la settantacinquesima edizione del Festival di Cannes, Aftersun è un film del 2022 diretto da Charlotte Wells. L’esordio alla regia di un lungometraggio della regista scozzese è un mosaico di fugaci istantanee che mostrano l’estate di un padre e la figlia tra crescita, maturazione e annichilimento.

Aftersun cast

Il cast è composto da Paul Mescal (Calum), Francesca Corio (Sophie), Celia Rowlson-Hall (Sophie da adulta), Brooklyn Toulson (Michael), Spike Fearn (Olly), Sally Messham (Belinda).

Aftersun trama

Una donna ricorda un’estate trascorsa anni prima con il padre. Attraverso un flusso di ricordi, le giornate estive nell’hotel in Turchia in cui si trovano scorrono lentamente. La bambina sente la necessità di crescere e confrontarsi con ragazzi più grandi, mentre il padre deve lottare con i propri demoni interiori.

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Francesca Corio e Paul Mescal in Aftersun

Aftersun recensione

Il viso che non riesce a rientrare completamente nell’inquadratura della videocamera, la mano che, data l’emozione di avere in mano qualcosa di completamente nuovo, non riesce a tenere salda la presa, video offuscati. Eppure, ricordi. Rimembranze, seppur di un tempo passato, fondamentali e necessarie per farci andare avanti. Aftersun è tutto questo. Un mosaico di scene che, solo alla fine, quando l’ultimo tassello viene aggiunto, raggiunge una perfetta essenza organica. Una carrellata di ricordi, sconnessi ma così intimamente e temporalmente legati.

Il film segue una struttura frammentata, composta da scene che vivono di vita propria ma che, con il procedere di esse, entrano a far parte di una composizione unica e strutturata. L’azione, inoltre, è resa ancor più frammentata dall’aggiunta dei video girati con la cinepresa e delle scene raffiguranti la protagonista ormai cresciuta che ricorda.

È proprio il ricordo di quell’estate in Turchia, da parte della protagonista, il motore dell’azione. Un ricordo non fine a sé stesso ma, probabilmente, formativo e necessario per crescere. La struttura segue, quindi, il flusso di questo ricordo, che non potrebbe permettere una più fluida concatenazione di situazione, ma necessita di una rappresentazione di singole istantanee che, come polaroid in un album, riportano alla mente situazioni, non narrazioni.

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I due protagonisti di Aftersun

Il rapporto padre-figlia in Aftersun

Ed è attraverso queste immagini che la bambina, ormai cresciuta e con un figlio, riflette e ritorna a pensare al suo rapporto con il padre. La luce sotto cui viene indagato l’archetipico rapporto padre-figlia è interamente innovativo. Alla responsabilità paterna dovuta esclusivamente a un principio di età la regista sostituisce il compito del figlio che in particolari situazioni, come quella raccontata nel film, ha l’onere di guidare la figura paterna, o materna, smarrita a causa di scelte sbagliate.

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Il padre, interpretato da Paul Mescal, è un uomo di trent’anni che si porta pesanti fardelli interiori, che si palesano ogni tanto in esplosioni di disperazione o, al contrario, comportamenti poco maturi per il ruolo che riveste. L’attore, visto recentemente nella serie tv Normal People, ci regala un’interpretazione che lo proietta a pieno titolo tra gli attori più promettenti dei prossimi anni. La figlia Sophie, interpretata da Francesca Corio, è, invece, una bambina nel pieno della crescita, in un’età in cui la tabula rasa presente nelle nostre menti viene riempita dalle facoltà e dai comportamenti paterni.

In questo caso, però, Sophie, pur amando il padre forse più di ogni altra cosa, non gli permette, forse anche inconsciamente, di farle da guida. Tale ruolo è, al contrario, ricoperto dalla bambina stessa che, man mano che il film procede, prende sempre maggior consapevolezza delle sue responsabilità nei confronti del padre.

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Paul Mescal in Aftersun

La funzione edificante del ricordo

In una situazione del genere, però, in cui la figlia, se pur di così giovane età, non si sottrae da tale responsabilità, il percorso verso la maturazione subisce un’accelerazione repentina e ciò potrebbe avere pesanti danni collaterali. Ed è forse questa la ragione di tutti i ricordi. La necessità di scavare nei confusi ricordi della propria giovinezza poiché il legame con il passato è troppo forte e, per tale ragione, il futuro non riesce ad acquisire forma.

Il film, in questo senso, non fornisce risposte poiché le scene raffiguranti Sophie da adulta non permettono una chiara rappresentazione della situazione. La regista decide di non rivelarci quasi nulla del presente, conferendo al ricordo una funzione ben precisa. Trascendendo il presente, è ciò che conduce l’uomo verso il punto di arrivo, portandolo all’edificazione del futuro.

Il capovolgimento di alcuni canonici concetti rende Aftersun un caso unico nel panorama cinematografico attuale. L’intera esistenza viene capovolta, poi osservata e raccontata da un’altra prospettiva. La gioventù che incede arriva finalmente anche tra i meandri della settima arte. La regista Charlotte Wells, di soli 35 anni, si fa, quindi, portavoce di un’intera generazione che sta bussando alle porte degli “adulti” chiedendo di essere ascoltati perché, come ci dimostra il suo maestoso film d’esordio, il bagaglio che si portano dietro è troppo grande ed importante per rimanere sigillato.

Aftersun trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Aftersun, film d'esordio della regista scozzese Charlotte Wells, è un viaggio tra frammentati e offuscati ricordi, un piena presa di coscienza circa l'importanza del passato nell'edificazione del futuro.
Redazione
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