Acqua e anice – Trama
Acqua e anice, la bevanda preferita di Olimpia (Stefania Sandrelli), settantenne ex cantante di successo di balere romagnole, diva della sua band, un piccolo cult regionale seguitissimo dagli afecionados locali, donna dal forte spirito indipendente e disinibito, alla ricerca costante di calore e libertá.
Tanti spasimanti, un amore sbagliato e giovanissimo che le ha fatto molto male, un amante non coraggioso, uno sguardo che osserva a lungo e bene le persone, un segreto defintivo sotto le amatissime parrucche. Olimpia ironica, caparbia, solitaria, ma non isolata, spaventata eppure libera: una parola sola, data a chi si merita un posto nel suo cuore, parola mantenuta, sempre, come meglio può, fino in fondo. E anche oltre.
Olimpia ha in programma di mettersi in viaggio per andare a Zurigo a far visita ad un’amica, e nel tragitto fermarsi al matrimonio di sua sorella, dove canterà in onore della sposa. Ma ha bisogno di un accompagnatore. Maria (Silvia D’amico), giovane ragazza che ha avvistato lavorare nel lido dove la stessa Olimpia ama prendere il sole in topless è perfetta per la missione: sembra di poche parole, di poche pretese, ancora con poca dimestichezza di vita, è la “cavia” ideale.
Ma questo viaggio, la cui destinazione ha ben altro scopo, rovescerà le aspettative delle due compagne di percorso: da un naturale disagio, ad una complicità inaspettata e toccante.
Acqua e anice – Recensione
Presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia 2022, Acqua e Anice è il debutto alla regia di Corrado Ceron, in un dramma on the road intimo e onesto, che non spicca per originalità di format, ma si dimostra condotto con misura realistica e sorvegliata, con dedizione al personaggio e calore umano.
Libera morte in libera vita
Un ritratto di donna malinconica e appassionata, innamorata del tempo che è stato, di quello che non ha potuto godere ma anche, moltissimo del presente, scrutatrice di animo, corpo, cuori, in cerca di perdono, di affetto, di un segno da lasciare a chi resterà dopo di lei. Riflessione sulla fragilità della vita, specie se artistica, sul potere rivelatorio del rapporto genitoriale anche quando non è vissuto quotidianamente, dal primo giorno, sull’autonomia che ogni persona deve poter avere sul proprio corpo in modo da preservarne la dignità avuta, pensata o immaginata fino all’ultimo momento possibile.
I personaggi che re-incontra Olimpia nella suo ultimo tour sono figure a lei care, membri della sua band, groupie che la portano nel cuore, persino rivali di palco con cui vendicarsi e fare pace, perchè la vita ridimensiona con la sua gittata le fiamme degli eventi singoli.
Un ballabile crepuscolare ma sereno tra le lande emiliane
Il tempo che scorre tra le lande dell’Emilia Romagna, coproduttrice di Acqua e Anice, è un ballabile sereno da Comacchio fino alla Svizzera, tra albe e tramonti, attraverso chiatte, radure, boschetti, pianure, sentieri-autostrade, tra il verde e le zone lacustri che ci portano in un tempo fermo eppure gentile, in spazi trasformati ma non incattiviti dagli anni che passano.
Qui Olimpia ritrova, ri-respira, riabitua, anche per pochi frammenti, luoghi in cui ha cantato, ballato, amato, con il peso della sua decisione senza rimedio nel cuore, decisione scoperta da Maria, e dalla stessa sorella dopo il matrimonio, decisione cui non vuole rinunciare, che la ribattezza ad una fine che ha già deciso di dirigere in un certo modo.
Un viaggio per ricucire ponti, chiedere perdono e dire addio con amore
Per farlo taglia e ricuce ponti, chiede perdono, ri-ama e ri-abbraccia chi c’è stato nella sua vita, nel bene e nel male, sia esso un compagno di scorribande, sia essa una figlia data via appena nata.
Acqua e Anice è un giudizio universale campestre su quattro ruote, tra tristezze da assopire, urgenza di tramandare vitalitá a chi resta, consacrare alla storia se stessi e i ricordi: una lotta a perdere gioiosa, a tratti commovente, per essere ciò che ci si è sempre immaginato di essere fino alla fine. Una versione migliore di se stessi da consegnare in eredità, tra canzoni che non hanno tempo, e che inneggiano a giorni felici, rapporti sbagliati, gioventù regalate ai sogni, un sentimento unico predominante, l’amore, che no, non esiste.
La regia è discreta, cammina in punta di piedi accanto agli interpreti, li spia mentre dialogano, osservano, sono soli, non interferisce, accarezza le scene. A volte la telecamera si lancia in panoramiche ambientali circoscrivendo il romantico furgone di Olimpia in movimento su strade giallastre solitarie, in mezzo al verde delle pianure come un piccolo seme in viaggio verso la sua destinazione segreta, che ha dentro di sé la fine e l’inizio di tutto.
Acqua e anice – Cast
Protagonista assoluta di questa piccola favola dolceamara è la Sandrelli, che generosamente offre tutta se stessa per un primo piano di donna matura e sensuale, una bambina saggia, dispersa in tutto il bene e in tutto il male che ha attraversato, smarrita e luminosa al tempo stesso.
I suoi capelli, parrucche improbabili, o bellissime, la sua vera chioma in disordine, connotano un personaggio del cuore che balla nella sua tempesta personale e pur sconfitta, come tutti gli esseri umani alla fine della vita, vince con il sorriso.
Acqua e anice è una commedia speziata, dalla gentilezza sorprendente, come la bevanda a cui fa riferimento, sottovalutata ed esotica, su cui si pregiudica, ma che alla fine si ignora; mentre prepararla è un’arte di equilibri tra fluidi, berla un niente di un attimo. Come l’entrare al mondo, l’uscirne e, tutta, tutta la felicità.