E’ in un paese fantasma della provincia americana che gli Abbot si stabiliscono per cercare di sopravvivere a raccapriccianti creature aliene che non possiedono la vista ma che hanno un udito estremamente sensibile in grado di percepire anche il più piccolo rumore ed è a causa del rumore, o meglio dell’innocuo suono di un giocattolo che la famiglia assiste impotente alla morte del più giovane dei loro tre figli. Nella sequenza iniziale del film, ambientata durante l’ottantanovesimo giorno dell’invasione, gli Abbot fanno rifornimento di farmaci e cibo in un supermercato abbandonato. Lungo la strada del ritorno, il piccolo Beau accende involontariamente un giocattolo, il suono attira immediatamente l’attenzione dei predatori sovrannaturali che in breve tempo lo uccidono. Un ellissi temporale ci conduce più avanti nel tempo. Un altro figlio sta per arrivare e sopravvivere all’invasione senza fare il minimo rumore è sempre più difficile. Un po’ come in 28 giorni dopo e nella celebre serie televisiva The walking dead ci si rende immediatamente conto dell’era post apocalittica nella quale il film è ambientato. Non ci sono però zombie affamati a rincorrere i protagonisti ma creature aliene spietate che, al minimo fragore, seminano ovunque morte e devastazione.
Il silenzio dunque è necessario, indispensabile. Ed è un silenzio assordante, ingombrante quello che regna per tutto il film. I protagonisti di A quiet place comunicano con il linguaggio dei segni (a loro noto poiché uno dei figli è sordo) o al massimo bisbigliano, camminano scalzi, cospargono le strade intorno alla loro abitazione con la cenere per attutire il rumore dei loro passi, si rifugiano nel seminterrato di una fattoria e compiono ogni gesto quotidiano con il costante timore di provocare rumore. Il titolo del film allora è estremamente indicativo: il posto in cui gli Abbot vivono non è tranquillo ma deve necessariamente esserlo per poter sopravvivere ad una crudele specie aliena di cui non si conosce la genesi ma solo l’indole malvagia e la volontà di uccidere
A John Krasinski, protagonista e autore del film, va riconosciuto il merito di aver realizzato un’opera che costruisce intorno al silenzio o alla mancanza di esso gran parte della tensione. I dialoghi sono estremamente ridotti e l’audacia del regista sta nell’aver girato un film muto oggi, durante la cosiddetta epoca digitale che ha reso lo spettatore sempre più assuefatto a effetti visivi e sonori senza precedenti. In A quiet place però si fatica poco e ci si abitua velocemente alla quasi totale assenza del suono, ci si concentra sui protagonisti, si cerca d’interpretare i loro gesti, le loro azioni e si condivide con questi l’angosciante timore di fare prima o poi rumore.
John Krasinki in realtà non è l’unico regista che di recente ha realizzato un’opera così coraggiosa. Nel 2011 Michel Hazanavicius, cinefilo appassionato, gira The Artist, un film sentimentale muto ambientato durante l’età d’oro di Hollywood. Realizzare un horror muto però è tutt’altra cosa, è un genere più complesso che si nutre di suoni e rumori. Gli horror contemporanei utilizzano spesso i cosiddetti jumpscare: eventi visivi o sonori improvvisi che fanno letteralmente saltare lo spettatore dalla poltrona. John Krasinski però si affida poco a questo facile espediente e la tensione continua del film non è data tanto dall’improvviso rumore quanto dalla paura costante di provocarlo.
A quiet place come horror fantascientifico ha molti predecessori più o meno riusciti. Da La guerra dei mondi del 1953 a cui è seguito il noioso remake di Steven Spielberg a Independence day, il film di Roland Emmerich del 1996 che vede gli americani sconfiggere malvagi alieni durante la festa dell’Indipendenza. Tra gli ultimi monster movies il più noto è sicuramente Cloverfield del 2008 in cui una creatura aliena misteriosa rade al suolo la città di New York. Tutti questi film hanno a che fare con essere orripilanti, provenienti da luoghi remoti che attaccano il nostro pianeta minacciandone l’estinzione. A quiet place non fornisce informazioni però sull’invasione delle creature aliene e si concentra sulle dinamiche della famiglia Habbot alle prese con la lotta per la sopravvivenza e il superamento di un grave lutto. A quiet place dunque è un horror fantascientifico e al tempo stesso un intenso dramma familiare nel quale John Krasinski veste i panni del padre di famiglia pronto a sacrificare la sua stessa vita pur di proteggerla e sceglie di dare il ruolo della consorte a Emily Blunt sua moglie anche nella vita che nel film offre una delle prove più convincenti della sua carriera di attrice.
A quiet place è stato sicuramente il film horror rivelazione del 2018. Ha sorpreso in positivo sia il pubblico che la critica e ha ottenuto una serie di premi e riconoscimenti importanti. Sebbene Krasinski non fosse intenzionato inizialmente a girare un sequel, in seguito si è lasciato convincere e il prossimo 20 marzo 2020 nelle sale cinematografiche americane uscirà A quiet place 2. Pare che la pellicola avrà sempre come protagonista la famiglia Abbot (che scoprirà non essere la sola ad essere sopravvissuta all’invasione) e la sua disperata lotta per la sopravvivenza. Il sequel inoltre si concentrerà sulla natura delle creature aliene delle quali forse comprenderemo finalmente le origini.
Voto Autore: [usr 3,5]