Soldato di Stefano Sollima con Benicio Del Toro e Josh Brolin
Dopo il successo di SICARIO, lo sceneggiatore Taylor Sheridan concede il bis firmando un’altra bella sceneggiatura per questo sequel, in Italia uscito con il titolo più sintetico Soldato.
La produzione convoca di nuovo Benicio del Toro e Josh Brolin, che avevano funzionato benissimo nel primo film, non Emily Blunt, stavolta non c’è posto per il suo personaggio. La regia viene affidata al miglior regista del genere disponibile, l’italiano Stefano Sollima, figlio d’arte(dei generi, il padre è Sergio, celebre autore di thriller e spaghetti-western) il cui curriculum è solare, anzi, noir: la serie Romanzo Criminale, l’altra serie cult Gomorra , e due ottime prove per il cinema, Suburra e ACAB.
Se nel film precedente la storia si reggeva sul dualismo Kate/Alejandro e la loro diversa visione, Soldato è più un film classico, dove i due buddy giocano alla ‘sporca guerra’ per raggiungere i loro scopi personali. Per l’agente Graver (Brolin) è semplicemente fare il proprio lavoro e far vincere la propria squadra, cioè l’America. Per Alejandro(del Toro) lo scopo è ancora la vendetta. Nel film precedente ha ucciso l’uomo che ha ordinato la morte della sua famiglia, ma ha ancora sete di vendetta, e il prossimo bersaglio sarà il capo di quell’uomo. La scusa viene fornita da un gruppo di terroristi islamici entrati in America dai ‘canali di ingresso’ messicani, gestiti dai signori della droga. Pare, infatti, che il commercio di uomini renda ormai più della droga stessa. Così, il governo mette su una task force per organizzare un ‘wetwork’, ovvero un’operazione CIA sotto copertura, per destabilizzare i vari cartelli. Il pretesto per scatenare una guerra tra bande sarà il rapimento della figlia di un boss, Isabel Reyes, archetipo della minorenne con grinta da vendere.
Ma gli eroi appaiono stanchi, provati da anni di intrighi, e non reagiscono come ci si aspetterebbe, come facevano nella pellicola precedente. Sono più umani. Sbagliano. E per questo, in molti muoiono.
Soldato è diretto con mano sicura, molte scene sono il calco del film precedente, dando una sensazione di déjà vu, ovviamente a chi ha visto anche SICARIO. Nel passaggio di consegne tra registi, però, si è perduta la spaventosa ineluttabilità del film precedente, sostituita dalla ‘sindrome di Leòn’, o dello spietato assassino intenerito dalla giovane coraggiosa, sintetizzata in una riga di dialogo, ‘tu mi ricordi qualcuno’. Così Isabel apprende che suo padre ha ordinato al suo sottoposto la morte della moglie e della figlia di Alejandro.
Quello che funziona è l’azione e i momenti di tensione, meno chiare sono le scelte dei protagonisti, le loro motivazioni, comprese quelle di Miguel (Elijah Rodriguez) che porta avanti una sottotrama esattamente come nel film precedente. Là era Silvio, vittima e carnefice, poliziotto corrotto e corriere della droga, qui un ragazzo ispano-americano cooptato per lavorare da coyote, ovvero la persona che conduce i migranti dall’altra parte del confine. Alla fine non c’è nulla di chiaro nelle sue azioni, il che produce altra sabbia nell’ingranaggio del film. Rimane la sensazione di aver assistito ad un film di genere, comunque godibile, ma che rimane su un altro piano rispetto all’inferno sulla terra del primo film.
C’è da dire che Soldato è stato confezionato con grande rispetto dei canoni della saga: le musiche hanno ancora quella cadenza opprimente che raggelava il sangue nelle vene nel primo film, e le immagini di questo sequel sono persino migliori del precedente capitolo. Indubbiamente, autori e produttori hanno creato un ‘genere nel genere’, qualcosa che potremmo chiamare ‘action-thriller di confine’, con il personaggio di Alejandro ormai entrato di diritto, magari sfondando la porta con un calcio, nella galleria dei più grandi antieroi che abbiano mai incendiato il grande schermo.