Un budget davvero stratosferico per una serie televisiva: 300 Milioni di dollari. Per realizzare sei-episodi-sei. Con un minutaggio originale: circa 40 minuti. E una promozione che fa capire quanto Prime stia puntando se non tutto sicuramente molto su di “lei”: Citadel. E su un merchandising già disponibile per l’acquisto.
Ecco un primo identikit appena abbozzato di una serie TV in cerca di autore. E forse anche di un’anima vera e propria. Ma andiamo per gradi. Mentre scriviamo la “piattaforma della scatola” ha già confermato la seconda stagione. E ha ingolosito il pubblico nostrano con il teaser del capitolo tutto italiano.
Un franchise internazionale da piattaforma
Non si può parlare di Citadel senza citare il progetto che c’è dietro. E che probabilmente sostiene la serie più del suo soggetto o della sua trama. Nell’anno in cui ben sette statuette hanno portato in trionfo l’indipendente Everything everywhere all at once, non c’è da stupirsi che Prime e i Fratelli Russo abbiano puntato sul Multiverso.
Ed ecco il lancio internazionale dello spyverse che vedrà, accanto alla serie principale, delle versioni locali. Come quella italiana già finita di girare, attesa per il 2024. O quella indiana, chissà quanto in stile Bollywood, le cui riprese sono ancora in corso. Risultato? Un fenomeno mondiale destinato ad autoalimentarsi.
Citadel, la trama
È la rivelazione del primo episodio: Citadel era un’organizzazione di spionaggio segreta. Nata dopo la Prima Guerra Mondiale in Francia, attraverso il reclutamento di agenti in ogni parte del mondo. Scopo principale, la salvaguardia e la sicurezza di tutte le persone. E per perseguirlo ha contribuito a influenzare tutti i più grandi eventi degli ultimi cento anni.
Ma 8 anni fa è stata attaccata e praticamente distrutta da Manticore, una associazione fondata dalle 8 famiglie più benestanti al mondo per accumulare ricchezze e potere. E gettare il mondo intero nel caos. Ad aiutarli una talpa: “uno dei nostri”.
I due agenti Mason Kane e Nadia Sinh riescono a salvarsi. Ma tutti i loro ricordi sono stati cancellati. Così entrambi si costruiscono una nuova vita, lontana dallo spionaggio. Fino a quando un altro agente, l’esperto informatico Bernard Orlick, rintraccia Kane, per coinvolgerlo in una nuova missione e impedire a Manticore di stabilire un nuovo ordine mondiale.
Citadel, il cast
Dovrebbe essere una storia di segreti davvero ben custoditi, visto che si snoda attorno a solo una decina di personaggi. La coppia di agenti è interpretata da due belli destinati a finire uno nelle braccia dell’altro.
Richard Madden è Kane-Kyle Conroy, l’attore che ha interpretato Robb Stark ne Il trono di spade e Cosimo il Vecchio nella serie anglo-italiana vista sulla Rai I Medici. In casa Marvel, ha dato il volto a Ikaris nella pellicola del 2021 Eternals.
Priyanka Chopra Jonas è Nadia Sinh. L’attrice, modella e cantante indiana, già diva di Bollywood, è stata la prima attrice asiatica a ricoprire il ruolo principale in una serie americana. Era il 2015 e con Quantico della ABC l’abbiamo vista alle prese con scene di azione anche fisica, pistole e mentalità da agente speciale. In Amazon Studios è ormai già conosciuta, e con Citadel ricopre anche il ruolo di anello di congiunzione con lo spin-off di casa sua.
All’attore Stanley Tucci è affidato il ruolo di Bernard Orlick. È il motore della storia, almeno di questa prima stagione, perché a lui si deve la ricerca degli agenti di Citadel sopravvissuti. La sua recitazione spicca su tutti gli altri, e dobbiamo al suo personaggio alcune battute che fanno anche sorridere e qualche citazione pop che da un senso di contemporaneo alla serie.
Interpreta la “broker” dei cattivi Dalia Archer Lesley Manville l’attrice britannica fresca di nomination a Golden Globe e BAFTA con due pellicole differenti. Il suo personaggio è l’Oscar dei cliché nel genere spionistico: la donna incattivita dalla vita che si presenta spietata, potente e senza scrupoli. In compenso però dobbiamo ammettere che la sua faccia e la sua recitazione sono quanto di più adatto si potesse trovare per quel ruolo.
Completano il cast di Citadel l’attrice australiana Ashleigh Cummings che interpreta il ruolo di Abby Conroy, moglie di Kyle, anche lei ex agente. Era Celeste Graham, migliore amica di Nadia, implicata in un’operazione sotto copertura che viene svelata tra il 3° e il 4° episodio. L’agente disperso Carter Spence ha il volto di Osy Ikhile, già conosciuto in casa Amazon per il ruolo nella serie sci-fi The Feed.
Citadel, commenti a caldo…
Guardi le prime due puntate e ti chiedi: ma avevamo davvero bisogno di un’altra serie su un’organizzazione segreta di buoni che lotta contro un’organizzazione segreta di potenti e cattivi? Perché il mood iniziale di Citadel è un po’ questo. Niente di nuovo sul fronte occidentale, per citare l’ultimo film da Oscar.
E una volta che hai fatto i conti con questo, una volta che accetti che la pretesa non fosse quella di creare qualcosa di nuovo, inizia il confronto con altri prodotti eccezionali del genere. Quelli che sono venuti alla mente, e non solo a noi, sono franchise cinematografici, come Mission Impossible, arrivato al suo settimo capitolo. E la saga di Bourne, sorretta da un Matt Damon inarrivabile per Richard Madden.
Nasce quindi come una serie vagamente anacronistica, che gioca alla contemporaneità con ambienti ipertecnologici e rarefatti: un treno ad alta velocità che sfreccia sulle Alpi italiane 8 anni orsono che non abbiamo visto neanche noi qui dal futuro. Che ci mostra sparatorie sanguinolente e gratuite o torture in stanze buie con primi piani di fronti imperlate di sudore e duri che non cedono. O forse sì, perché possiamo anche pensare che siano davvero umani.
Essendo una storia in perfetto stile spy di una volta, possiamo perdonare gli spostamenti nelle varie parti del mondo in cui i protagonisti arrivano, in men che non si dica, senza sapere bene come. Abbiamo imparato a digerirli tranquillamente nella serie iconica Alias che ha lanciato definitivamente Jennifer Garner e Bradley Cooper. Per non parlare dei salti da un mondo all’altro visti in Fringe. Entrambe serie di J.J.Abrams abbastanza datate che sembrano più moderne di Citadel.
…e a freddo
Avrebbe inoltre potuto ben funzionare il meccanismo dei continui time skip, avanti e indietro, che sono presenti fin dalla scena di apertura, ambientata 8 anni fa. Più che un puro espediente narrativo si tratta di uno strumento necessario al racconto. Nella storia, infatti, su tutti gli agenti, dotati di un chip, è possibile effettuare la c.d. dismissione: cancellarne la memoria e salvarla in una siringa per poterla recuperare in seguito.
Quello che sembra davvero mancare a questi primi 6 episodi è un’anima convincente e davvero convinta. Colpa dell’intento di base di arrivare ad un pubblico il più vasto possibile? O forse di un’indecisione di fondo: Citadel non è compiutamente né un plot-driven, tutto azione e scene frenetiche, né un character-driven, tutto percorso interiore dell’eroe o eroina.
Tra Madden e Chopra non si capisce chi sia il vero protagonista. Mason Kane alterna momenti in cui è un padre tranquillo e qualunque a quelli in cui è l’ultimo uomo sulla terra, o la voce narrante, un po’ troppo fredda e così maledettamente politically correct, da farti rimanere sempre al di qua dello schermo. Nadia Sinh appare forse leggermente più complessa, e regala qualche scena in cui si avverte quasi una carica di humour o di ironia che sanno coinvolgere. Per poi ripiombare nel cliché della donna bella e misteriosa. Punto.
Conclusioni
Con una storia di spie di base già vista e assurdamente fuori tempo, e una CGI che non regala modernità o senso del futuro, Citadel non sembra centrare completamente l’obiettivo. Per fortuna di Prime, questo non si è tradotto in un problema di ascolti. Come seconda serie più vista di sempre, l’esordio a puntate a distanza di una settimana ha ripagato i milioni investiti.
Ne escono invece davvero malandati i temi dell’amore, dei segreti e delle bugie che lacerano rapporti e individui. E il senso stesso dell’identità. “Dell’essere visti, per davvero”, come direbbe Kane. Con le espressioni a volte stereotipate e bidimensionali di un Madden che spesso risulta poco credibile. Non è riuscito ad umanizzarlo e renderlo vero il doppiatore Simone D’Andrea. Pregevole invece la Sinh italiana di Domitilla D’Amico.
E allora che cosa salviamo davvero? La sceneggiatura, soggetto a parte, che si basa su battute brevi al punto giusto e con il ritmo adatto. E alcuni meccanismi o spiegazioni di fatti sono stati sapientemente raccontati tramite immagini che hanno il pregio di farti coinvolgere nella storia. Il tema musicale originale, che riesce a sottolineare certe scene e che funge da collante di una storia che altrimenti rimarrebbe tutta nello schermo.
E infine la recitazione davvero originale e di livello superiore, rispetto agli altri, di Stanley Tucci. Con il quale entri in empatia in scene in cui sembra dire, per citare la celebre rubrica dell’italianissimo sceneggiatore Enrico Vanzina, “Che ci faccio io qui?”.