Sea Shepherd, tradotto con I guardiani del mare, è il documentario firmato da Irene Saderini, presentato in anteprima alla 79.Mostra del Cinema di Venezia, disponibile su Prime Video, che apre uno scorcio sull’attività dell’organizzazione omonima del titolo, storicamente impegnata dagli anni ’70 in poi, sotto l’egida del mitico capitano Paul Watson, a raccogliere persone normali e a formarle per la missione acquatica da svolgere, ossia vegliare sui mari del mondo con lo scopo di impedirvi il proliferare delle pesche illegali e di proteggere flora e fauna locali.
Non esistono solo bracconieri fuori legge intenti a cacciare animali quando e dove non si potrebbe, intaccando aree protette, con strumenti vietati, ai danni di specie tutelate; ci sono anche pescatori traditori del loro mestiere, colpevoli dello stesso genere di reati.
Sea Shepherd – Trama
Il documentario approfondisce l’attività della Sea Shepherd Italiana, nata nel 2010, raccontando parte del suo lavoro di controllo costante delle zone più esposte al rischio di pesca illecita, dalla Sicilia al porto di Genova, soffermandosi sulle scelte dei volontari imbarcati sulle navi della onlus, sul tipo di vita che scelgono, sulle motivazioni che li accendono e su alcuni aspetti tecnici che servono a discernere comportamento criminoso e comportamento non criminoso rispetto all’habitat marino.
Si alternano testimonianze di differenti volontari i quali ammettono che i compagni incontrati sulla Sea Shepherd sono persone provenienti dagli ambiti più disparati, dallo studente al professionista, dal dirigente al viaggiatore, dal figlio dei fiori all’ex-militare, tutti spinti da un ideale collettivo, che nutre l’azione e rinsalda il cuore anche nei momenti più critici.
Ci sono coppie che si sono imbarcate insieme per poter evitare di essere separate, la macchinista rinchiusa nella sua sala motori, regno importante, indaffarato, rumoroso e magico a suo modo, il cuoco che serve una cucina rigorosamente vegana, poiché regola dell’equipaggio è nutrirsi senza far soffrire altre specie viventi; la capitana donna, rarità meritoria nella sua categoria.
Ci sono aiutanti marinai che vengono via via iniziati al linguaggio e alla dinamica della vita di bordo, c’è chi non mostra il volto perché teme aggressioni, in quanto alcune attività effettuate dalla Sea Shepherd sono scomode e rischiose; c’è chi non vedeva l’ora di poter raggiungere la maggiore età per partecipare alla causa; c’è chi la maggiore età non l’ha aspettata pur di entrare in azione.
Dato il tipo di quotidianità vissuta, impegnativa ed elettrizzante, i rapporti personali che si creano sono fortissimi e profondi, persistono alle tempeste marine e alla nostalgia terrestre, si riscoprono speciali e duraturi negli anni e rinascono più stretti e consapevoli ad ogni chiamata a bordo.
Sea Shepherd – Recensione
Nel mirino giornaliero dell’attività Sea Shepherd ci sono la protezione dei fondali marini, che possono essere deturpati o irrimediabilmente compromessi, a seguito di varie condotte scellerate da parte dei cosiddetti “pescatori di profitto”. Tra questi comportamenti c’è sicuramente la pesca effettuata con reti illegali, confezionate con plastiche illecite, bandite dall’Europa ma più convenienti e maggiormente devastanti nell’incontro/scontro con flora e fauna acquatiche: infatti rilasciano microplastiche che a lungo andare inquinano le acque e gli stessi pesci che vengono regolarmente pescati e che mettiamo in tavola, contribuendo ad avvelenarci lentamente.
Altra pratica ostacolata è quella dei pescherecci che non rispettano la distanza dalle coste prevista per legge e gettano reti a strascico troppo vicine ai lidi, mettendo in pericolo l’ecosistema marino in cui si forma e si afferma la biodiversità: in questo modo gli scenari subacquei mutano barbaramente e rapidamente, vengono stravolti in modo innaturale e trovano difficoltà sempre maggiori a restaurare un proprio equilibrio o a riprendersi spazi e forme affini al pre-impatto.
Ancora praticata e costantemente impedita è la pesca in aree protette, piene di pesci e piante tutelate: oasi marine con esemplari in via d’estinzione che vengono strappate al loro humus per motivi commerciali, quasi sempre nel pieno della notte.
L’attività di Sea Shepherd consiste nella documentazione delle attività pescherecce illegittime: videocamere e filmati sono all’ordine del giorno (o meglio della notte, poiché quello è il momento maggiormente dedicato a queste azioni), e vengono passati alle capitanerie di porto nostrane che non hanno mai abbastanza informazioni o mezzi adatti per poter contrastare questi comportamenti illeciti visti i chilometri di coste italiane da pattugliare. Così si allineano i movimenti dei Guardiani del mare con quelli delle autorità, ed aumentano gli indizi di colpevolezza a carico dei presunti criminali marini, nella speranza di scoraggiare ed annientare questi reati ecologici.
La sicurezza del mare significa e comporta la sicurezza di chi ne usufruisce; e tra i fruitori delle sue acque c’è anche l’uomo, i terreni che abita, il cibo che mangia. E’ una questione di interdipendenza, come spiegano bene sia i volontari che lo stesso Andrea Morello, presidente della Sea Shepherd: non si può impedire la pesca, perché il mare è un luogo di lavoro, ma deve essere abitato virtuosamente, altrimenti la sua lenta agonia trascina nell’abisso anche chi dalle sue acque trae sostentamento.
Lo sfruttamento selvaggio, piratesco e sistemico dei litorali si basa su una logica collettiva sbagliata e pericolosa: tutto al mondo è collegato ed è al tempo stesso limitato. Quando si pensa di compiere un’azione vietata o anche solo sconsigliata per la salute del pianeta, basta immaginare lo stesso pensiero messo in atto da tutti noi abitanti contemporaneamente: sarebbe una catastrofe generale immediata.
E’ necessario svincolarsi da una mentalità individualista, proiettata solo verso la produzione di merce, economie e denaro, perché i soldi non comprano comunque la felicità, semmai la inquinano. Bisogna fare silenzio e ripensarsi come essere collettivo, in un’ottica in divenire, a lungo termine. Citando parole di alcuni volontari: su determinate questioni non si può ragionare giorno per giorno, bisogna impegnarsi in una strategia di lunga gittata, per l’interesse di tutti.
Esempi di pesca virtuosa ce ne sono: sono faticosi perché costringono a stare in mare quasi sedici ore al giorno, sono aleatori in quanto rimessi alle mani degli eventi atmosferici e delle personali fortune e può capitare non siano sempre soddisfacenti.
Aiuterebbero ad estirpare la piaga, maggiori risorse dispiegate in questo campo, siano esse navi delle autorità marine, o disposizioni specifiche di legge che limitino lunghezza delle barche e potenza del motore, oltre a misure che assicurino concretamente nelle oasi protette una valorizzazione dei fondali ed una reale interdizione alle imbarcazioni.
Tra i meriti di Sea Shepherd ci sono il riciclo dell’enorme carico di plastiche rimosse dalle acque e dalle sabbie durante le sue azioni; il salvataggio di moltissimi esemplari di pesci che spesso rimangono imbrigliati nelle reti destinate ad altro tipo di pescato e muoiono nel tentativo di liberarsi, vittime della cosiddetta pesca accidentale; la storica lotta in prima linea contro la feroce caccia alle balene.
Il documentario della Saderini viaggia tra azione ed emozione, filmando spostamenti, confessioni dell’equipaggio e testimonianze ideologiche, alternandole a riprese di droni e filmati rubati ad operazioni, notturne e non, di documentazione di illeciti marini.
Tramonti che sono quiete prima della tempesta, poiché le tempeste si svolgono col favore del buio; confessioni e dialoghi raccolti quasi sempre in prossimità del mare, su barche, navi, moli, spiagge, o su macchine e camper diretti o rivolti verso il litorale.
La telecamera riprende volti e lascia spazio a storie di uomini e donne profondamente cambiati da un’esperienza che li unisce e rinvigorisce nella loro decisione di poter fare qualcosa insieme, abbattendo l’indifferenza quale scelta primaria di comodo verso queste tematiche: senza ideali non si vive a lungo. Sea Shepherd restituisce voce ai pesci, il cui mutismo naturale ha fatto credere all’uomo che essi non soffrano, così dice suggestivamente una frase in apertura.
Un viaggio in una dimensione preziosa e forse utopica, ma profondamente sentita, che insiste e resiste per spontanei convincimenti dei singoli, le cui passioni individuali e scelte quotidiane possono cambiare il mondo in positivo.
Sea Shepherd con i suoi 1500 volontari imbarcati, 250 attività illegali fermate, tonnellate di reti illecite bloccate o rimosse, 50000 ore di volontariato al fianco delle autorità italiane, mostra ed insegna con civile determinazione la differenza che c’è tra uno slogan ed un dovere civico, oltre a ricordarci la crucialità della fine: il nostro pianeta contiene un limite ed è un limite esso stesso, ma, a differenza di chi ci cammina sopra o nuota dentro, non se ne dimentica mai.