Quo vadis, Aida?: trama
Quo vadis, Aida? di Jasmila Žbanić racconta della presa della città bosniaca Srebrenica da parte dell’esercito serbo. Gli sfollati bosniaci vengono accolti nella base dell’ONU della città, dove la protagonista Aida lavora come interprete. La donna si ritrova così combattuta tra la responsabilità dell’incarico affidatole e la determinazione di proteggere la sua famiglia dagli orrori della guerra.
Il film, presentato in concorso alla Mostra di Venezia del 2020, è finito nella cinquina per l’Oscar al Miglior Film Internazionale nel 2021, premio andato poi a Un altro giro di Thomas Vinterberg.
Quo vadis, Aida?: recensione
Quo vadis, Aida? di Jasmila Žbanić è un film che, come tutti i film che rappresentano gli orrori della guerra, cade ogni tanto nel didascalismo. Fortunatamente, per la maggior parte del tempo, è un film che costruisce la tensione e la dimensione drammatica con grande intelligenza, attraverso la regia prima che attraverso le parole.
Così ci viene presentata la protagonista Aida, interpretata da Jasna Đuričić. Dalla prima scena capiamo che lei è al centro del conflitto, è il collante tra le vittime della guerra e coloro che si promettono di aiutare queste vittime. E la sua condizione di ambasciatrice l’accompagnerà per tutto il film, sia quando rivestirà il proprio ruolo con consapevolezza, sia quando lotterà per proteggere la sua famiglia.
Arriverà ad ignorare le suppliche di chi ha bisogno di lei, pur di aiutare la sua famiglia. Questo fa di lei un personaggio che nulla ha di eroico, è umano e per questo realistico. È la prima delle cose che convincono di questo film, un’opera decisamente riuscita, che fino alla fine tiene lo spettatore incollato allo schermo.
Tutto il film è azione, movimento, sono pochi i momenti di puro dialogo. Questo titolo da peplum, sottolinea proprio questa condizione di movimento continuo: Aida non fa altro che camminare, spostandosi da un luogo all’altro pur di tenere insieme ciò che ha di più caro.
Quo vadis, Aida? è un film grande, con tanti personaggi e tante storie che si intrecciano, al centro delle quali c’è però sempre Aida. E pur non mostrando mai sangue o violenze, la pellicola racconta il dramma vissuto dai protagonisti senza alcuno sconto.
È proprio il dramma ad alimentare il dinamismo di questo film. Si corre e ci si muove di continuo fino all’ultimo quarto d’ora, l’unico momento in cui il film si concede una pausa, per offrire un finale che, tradendo forse un po’ il tono generale, si concede un barlume di speranza.
È sicuramente il finale la componente più debole di un film che, in generale, rappresenta un’opera straordinaria, diretta molto bene e scritta con grande equilibrio. Non ci sono buoni o cattivi in questo film, elemento importante in un film che parla di guerra. L’ambiguità morale è sempre al centro di ogni scena e ogni personaggio.
E pur nel voler comunicare quanto le conseguenze della guerra possano segnare un essere umano – qualcosa di cui si è già parlato ampiamente nel cinema – Quo vadis, Aida? convince semplicemente per quello che è: un ottimo film, un’opera emozionante che non può lasciare indifferenti.