In questo anno difficile per tutti i set, il regista Sam Levinson ha regalato ai fan di Euphoria due episodi speciali, il primo uscito a dicembre 2020 e l’altro a gennaio 2021. Due episodi che si concentrano sulle due protagoniste di Euphoria, Rue e Jules, in quella che è di fatto una serie sostanzialmente corale.
La prima stagione di Euphoria inquadrava un mondo degli adolescenti allo stesso tempo crudo e ideale. Esternava la loro psicologia e le loro emozioni nelle virtuosistiche convoluzioni della macchina da presa, nei rallenti, nei colori psichedelici, nei costumi. Tutto ciò che è la vita interiore dei ragazzi, confusa, inebriante, sopra le righe, insomma, viene resa nella forma e dispiegata a noi spettatori. Una forma che ne è il contenuto vero, quindi, la sua anima pulsante, mentre tutti quegli argomenti che possono essere considerati il contenuto (la droga, l’abuso sessuale, l’aborto) sono i puntelli di cruda realtà attorno ai quali vive l’interiorità dei protagonisti. A legare queste due componenti c’è sicuramente il dialogo, un dialogo sporco ma in modo estetizzato, una specie di Tarantino che incontra i teenager: tanto colore per conversazioni che nessuno sentirebbe in giro ma che suonano comunque realistiche.
È appunto il dialogo il punto focale di questi due episodi speciali. Dialoghi che sono in realtà più lunghi monologhi tra due persone, una sorta di confessionale tra due pari infedeli. Dato anche dalle difficoltà del periodo, probabilmente, sembra però che la strada intrapresa dal regista sia proprio quella di prodotti di dialogo, come testimonia anche l’imminente uscita di Malcolm e Marie, film che vede sempre Zendaya recitare assieme a John David Washington (figlio d’arte di Denzel). In particolare nel primo episodio, che si concentra attorno alla figura di Rue (Zendaya, appunto), tutta l’azione avviene in un diner. È la notte di Natale e Rue ha di nuovo sostituito una dipendenza, Jules, con un’altra, più fatale, la droga. Rue vede il suo sponsor, Ali. Insieme, arrivando a un dialogo onesto e crudo, riescono ad aiutarsi a vicenda: Rue aiuta Ali a risentire le figlie, da cui si è estraniato per via della tossicodipendenza da molti anni, e Ali aiuta Rue a mettere ordine nei suoi sentimenti per Jules.
Recitazione bella, coinvolgente, temi in sé interessanti e trattati con delicatezza, in particolare il rapporto tossico con Jules: questo episodio esplicita i sottintesi della prima stagione, agisce come una sorta di conferma di quei monologhi interiori che il personaggio di Rue deve aver attraversato nella sua storia con Jules e con sé stessa. Per questo motivo però, si discosta abbastanza dal tono della prima stagione. La cifra stilistica ha subito sicuramente delle alterazioni e probabilmente delle limitazioni, ma, se da un lato non perde troppo in fascino, all’altro dispiace avere così tanto di detto quando nella prima stagione era tutto così magistralmente mostrato.
Infatti tra i due episodi il migliore e quello che tratta temi più originali è il secondo, che si concentra sulla psicologia di Jules. Scritto dalla stessa attrice Hunter Schafer, l’episodio, usando una formula simile rispetto al primo (qui è una seduta di psicoterapia invece che una sessione dal proprio sponsor) tocca temi personalissimi della stessa esperienza dell’attrice e per questo originali e intelligenti. Tutto l’episodio vede infatti la relazione tossica tra lei e Rue dal suo punto di vista: è Jules l’elemento problematico, e lo ammette. Scava in fondo a questo sentimento, con delle riflessioni molto lucide. In particolare quelle sulla interconnessione tra genere e sessualità, che trovano radice nel perché Jules abbia voluto intraprendere il cambio di genere (per essere desiderabile all’uomo) ma ora lei è innamorata di una donna e quindi si interroga su quale sia la donna che in realtà lei vuole essere. Tutti interrogativi nuovi, poco esplorati, potenzialmente controversi ma narrativamente prolifici. L’episodio è anche più dinamico del precedente, arrivando a delineare meglio i fatti che compongono la storia di questi due speciali fuori dai dialoghi.