Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi, e poi ritornano. Così cantava Antonello Venditti. Ed è forse questo verso così potente che riassume in maniera perfetta la storia di Connell e Marianne. Siamo in Irlanda, nella provincia e Connell e Marianne sono due giovani ragazzi all’ultimo anno di liceo. Connell è il ragazzo timido ma popolare, perfettamente integrato nell’ambiente scolastico con il suo gruppo di amici, anche se lui non riesce completamente ad esprimersi con loro. Marianne invece è una ragazza brillante ma scorbutica. Non hai mai paura di dire quello che le passa per la testa, non ha amici e si sente superiore rispetto al resto dei ragazzi che frequentano la sua scuola.
È l’incontro fra questi due ragazzi, avvenuto quasi per caso a dare vita alla travolgente storia raccontata in “Normal People”. La serie (disponibile in Italia sulla piattaforma StrarzPlay) racconta le vicende di Connell e Marianne, dalla fine della scuola fino all’università, fra allontanamenti e riavvicinamenti. Il ritratto dolce-amaro dei due ragazzi, interpretati magistralmente da Paul Mescal e Daisy Edgar Jones, mette in luce tutte le contraddizioni della generazione Z. Un ritratto lontano dalle dinamiche social, ma che si concentra su quello che vuol dire per questa generazione entrare in una relazione e più in generale sul significato d’amore.
La storia d’amore di Connell e Marianne è intesa, ma anche brutale. È un’amore coinvolgente anche sessualmente parlando, ma è anche l’amore dei silenzi, dei muri da abbattere. Quando stanno insieme i due non riescono mai ad aprirsi sinceramente. Si rendono conto del loro sentimento reciproco che è cosi forte e travolgente che fanno fatica a esternarlo, rovinando così la relazione.
“Normal People” è il racconto della crescita personale ed emotiva dei due protagonisti e regala allo spettatore dei sentimenti non facili da decifrare, è una miniserie strana perché tutto sembra “normale”. Di solito quando guardiamo un prodotto audiovisivo siamo consapevoli della finzione, ma in questa serie è come guardare la vita di due persone. È uno sguardo vouyeristico sulla vita di Connell e Marianne.
L’adattamento del romanzo di Sally Rooney è perfetto perché ricrea, in maniera quasi rigorosa quelle atmosfere intime presenti nelle pagine del romanzo, senza però strafare. La fotografia è coinvolgente e si sofferma sui dettagli, sugli sguardi e sul linguaggio non verbale fondamentale in tutta la storia.
Da sottolineare l’episodio dieci. Qui Connell a seguito di un evento traumatico entra in depressione e decide di entrare in terapia. La rappresentazione dei sentimenti del ragazzo è potente come non mai. È importante notare come un personaggio maschile sia così sincero riguardo i suoi sentimenti. È una rappresentazione che non vediamo spesso e di cui abbiamo bisogno per ripensare l’idea di mascolinità, proposta nel panorama televisivo mainstream.
Connell dimostra come la ricerca del proprio posto nel mondo sia complicata anche per la figura maschile. Finalmente vengono messe in scena le fragilità e i tormenti di un giovane uomo, sdoganando questa retorica ormai antiquata secondo cui la figura maschile non può provare sentimenti, considerati tendenzialmente relegati al mondo femminile e, appena prova ad accennarli viene immediatamente rimesso al suo posto.
“Normal People” non ha niente di eccezionale, probabilmente alcuni di voi la troveranno banale. Ma è proprio questa normalità il suo punto di forza. È una stupidissima storia d’amore. Quell’amore che ti salva ogni volta, un rifugio sicuro, dove non importa quello che sei, quello che fai, ma sai di poter sempre essere compreso e accettato.
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