Black Box Diaries il documentario della regista e attivista giapponese Shiori Itō ha ottenuto approvazioni in tutto il mondo. Dopo il suo acclamato debutto al Sundance dell’anno scorso il film ha ricveuto anche una nomination agli Oscar. Nonostante questo Black Box Diaries sta affrontando una situazione alquanto paradossale. Mentre in 58 Paesi e negli Stati Uniti il film è stato visto, la sua distribuzione in Giappone non è stata ancora programmata.
Non è una notizia da prendere sotto gamba. Alla fine si tratta di un vero e proprio tentativo di censura. Impedire la circolazione libera delle opere cinematografiche è anti-democratico e intelletualmente disonesto. Black Box Diaries racconta in prima persona il tentativo di Shiori Itō di ottenere giustizia dopo aver subito un’aggressione sessuale da un noto giornalista giapponese, Noriyuki Yamaguchi. Come mostrato in Black Box Diaries, la polizia ha espresso riluttanza a indagare sul caso, citando le secolari leggi giapponesi sullo stupro che richiedono la prova di un’aggressione sessuale violenta per perseguire qualsiasi accusa. Itō, agendo in solitaria, ha ottenuto le riprese delle telecamere a circuito chiuso dello Sheraton, l’Hotel di Tokyo in cui era giunta in compagnia di Yamaguchi. I video mostrano chiaramente il giornalista tirarla fuori dal suo veicolo quando raggiungono l’albergo, per poi cingere con un braccio la spalla di Itō e spostarla con la forza all’interno dell’edificio, mentre lei lotta per mantenersi in piedi.
Probabilmente l’argomento crea imbarazzo nel Paese di origine della regista, ma la vergogna sta nell’omertà di fronte a una tematica così importante. Se non venisse distribuito nelle sale giapponesi, sarebbe l’ennesimo tentativo di sedare silenziosamente un grido necessario, snaturando il senso stesso dell’esistenza del genere documentaristico.
Le dichiarazioni di Shiori Itō
“Abbiamo lottato per portare il film in Giappone e speravamo che la nomination agli Oscar ci avrebbe aiutato a farcela” ha dichiarato Itō a Berlino, prima di partire per Londra per i BAFTA, dove Black Box Diaries ha concorso miglior documentario. “Ma la nomination ha generato una reazione negativa, un altro contraccolpo, e ancora non abbiamo distribuzione o sale per proiettarlo”.
Due organizzazioni francesi hanno deciso di sostenere la causa e hanno lanciato una petizione su Change.org. La campagna online recita: “Shiori Itō si è opposta a un sistema progettato per sopprimere voci come la sua. Con una straordinaria resilienza, ha sfidato da sola strutture profondamente radicate. Ora ha bisogno del nostro aiuto per compiere l’ultimo passo: portare a casa la sua storia”.
La petizione, inizialmente pubblicata in francese, è stata tradotta poi in giapponese e, recentemente, anche in inglese. Al momento della pubblicazione, ha raccolto quasi 5.000 firme. “Ogni firma ci porta un passo più vicino all’apertura delle porte del Giappone a questo film”, si legge sul sito Change.org. “Ogni voce può aiutare a convincere i distributori e i media giapponesi a sostenere questo progetto cruciale”.