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Wall-e: recensione del capolavoro della Pixar

Wall-e: acronimo di “Waste Allocation Load Lifter Earth-Class”. Per i non anglofoni: smistatore rifiuti.

Wall-e trama

L’ultimo oggetto da cui ci aspetteremmo un brivido di commozione. Ma Wall-e non è un oggetto, è un robot senziente, curioso e desideroso di imparare cose nuove. E ciò che vuole imparare oggi, è l’amore. Oggi è un qualsiasi giorno del 2805, e da 700 anni sulla Terra non ci sono più forme di vita, solo spazzatura. Alcune pubblicità e comunicati video, ancora attivi nonostante l’esodo totale dell’umanità, ci informano che i robot Wall-e stanno ripulendo la Terra dai rifiuti, mentre i sopravvissuti (al capitalismo, non ad una guerra mondiale) sono nello spazio in attesa di poter tornare.

Ma, a quanto pare, dopo sette secoli è rimasto un solo robot, l’ultimo Wall-e funzionante, che segue la sua direttiva, ripulire, e nel tempo libero colleziona oggetti. Gli altri, morti per mancanza di manutenzione, servono unicamente da infinito serbatoio di parti di ricambio al simpatico sopravvissuto.

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Tutto questo viene raccontato in una ventina di minuti di pura poesia disegnata ( e animata al computer), nessun dialogo, solo musiche, suoni e gli occhi tristi di Wall-e, che darebbe qualunque cosa per un amico, e la darà.

la collezione di Wall e

Dalle colonie umane (residenti in navi gigantesche nello spazio) arriva una sonda, e con lei un altro robot senziente, E.v.e. (“Extraterrestrial Vegetation Evaluator“, “Valutatore di Vegetazione Extraterrestre“) che interagirà con Wall-e. Eve (il nome è un indizio), ma senza inizialmente comprendere i suoi sentimenti umani. Wall-e consegna a Eve una  piccola pianta, simbolo della vita che rifiorisce sul pianeta, così Eve riporta il reperto sulla gigantesca astronave, la Axiom. Wall-e la segue, innamorato, ribellandosi al suo destino di essere solitario. Inizia così una grande avventura, dove i due amici artificiali combatteranno contro dei nemici (la crudele I.A. Auto), stringeranno alleanze, e si faranno dei nuovi amici, anche umani, come il comandante della nave spaziale e la neo coppia John e Mary.      

Wall-e recensione

Dieci anni prima dell’attivismo di Greta Thunberg, la Disney Pixar rilascia questo gioiello cinematografico  che, con grazia e leggerezza, ci introduce all’Apocalisse che ci aspetta. E’ quasi impossibile riassumere tutte le citazioni, i contenuti, le emozioni che questo mirabile lavoro è riuscito a produrre.  Wall-e accumula oggetti per solitudine, ma è pronto a rinunciare a tutto ciò che ha per amore. Gli umani che vengono a contatto con lui faranno lo stesso, perché sono vittime di una situazione che non hanno potuto controllare. Le decisioni sono state prese dall’alto, la Terra non dovrà essere più abitata, sostituita da ecosistemi chiusi che sopravvivono con lo stesso sistema che ha distrutto l’abitabilità del pianeta.

Wall-e
Wall-e

Wall-e citazioni

L’intera storia è disseminata di critiche feroci alla burocrazia. Le decisioni più importanti sono prese in stanze chiuse mentre la popolazione è tenuta all’oscuro, e il burocrate supremo addetto a far rispettare lo status quo è Auto, un’intelligenza artificiale chiaramente ispirata a HAL di 2001:Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick. Il comandante della nave, McCrea, sopraffatto da Auto, gli urlerà contro “Non voglio sopravvivere: voglio vivere!”. Questo, infine, è l’invito del film allo spettatore: senza puntare il dito, senza accusare. Gli umani compaiono al più come vittime, in questa storia, dei governi, della burocrazia, in fondo anche della loro pigrizia.  

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La somiglianza con Numero 5 di Corto Circuito

L’aspetto di Wall e ricorda, ai più “anziani”, le fattezze (praticamente identiche) di Numero 5, protagonista di “Corto Circuito” (1987)” di John Badham. Per quanto gli autori abbiano sempre negato di averlo preso a modello, è impossibile non notare le somiglianze (tra l’altro, anche Numero 5 è una I.A.). Le movenze, il carattere, le capacità di muoversi come un ballerino nonostante i cingoli al posto delle gambe, ricordano invece il Charlie Chaplin prima maniera, quello dei film muti, con la sua capacità di entusiasmare e commuovere semplicemente con un gesto: modello, questo, a differenza dell’altro, dichiarato esplicitamente  dagli autori. Eve, invece, deve la sua realizzazione grafica ai designer della Apple, da qui le sue forme bianche e lisce, e la sua vaga somiglianza con un iPod.

Wall-e
picchiatelli all’attacco!

Andrew Stanton, già regista di “Alla ricerca di Nemo”, è l’ideatore dell’intero concept del film. Nel raccontare una bellissima storia (e nel raccontarne un’altra, incredibilmente, appena terminato il film, con un’animazione classica che impreziosisce enormemente i titoli di coda) riesce a trovare il tempo di strutturare citazioni cinefile all’interno della stessa. La parte dedicata ai robot guasti che fuggono dal deposito è l’equivalente Pixar della scena dei matti che fuggono dall’ospedale psichiatrico di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. La lotta fra McCrea e Auto è ovviamente il remake della sfida tra l’uomo e la macchina di “2001:Odissea nello spazio”.  

A.U.T.O.

Wall-e è meraviglia ,la stessa che ha portato la Pixar a produrre capolavori (il già citato Nemo, la serie di “Toy Story”, e il capolavoro “Monster  & co.”), con l’aggiunta di una maturità definitiva, che colpisce il cuore dello spettatore nel più genuino dei modi possibile.

Wall-e
Wall-e & E.V.E

Trailer

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Un capolavoro assoluto che cita Kubrick, Chaplin e altre grandi pellicole del passato, vivendo di vita propria, con un'anima che commuove e si erge nella sua perfezione. Tra sguardi tristi, fughe impossibili, improbabili amici e un cuore che pulsa colmo d'amore, in Wall-e c'è vita, amore ma soprattutto la speranza come unica e preziosa fonte di salvezza per l'umanità, e per un piccolo robot che non ha mai smesso di credere nelle emozioni.
Alessandro Marangio
Alessandro Marangio
Critico cinematografico per la RCS, ho collaborato per anni con le più importarti testate giornalistiche, da Il Messaggero a La Stampa, come giornalista di cronaca, passando poi per Ciak, Nocturno, I Duellanti (Duel) di Gianni Canova, Cineforum e Segnocinema, come critico cinematografico.

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