HomeRecensioni FilmVelluto Blu: dentro il noir ipnotico di David Lynch

Velluto Blu: dentro il noir ipnotico di David Lynch

Un film non è semplicemente una storia o una sequenza di immagini che scorrono davanti agli occhi. E’ un’esperienza che va oltre la semplice percezione visiva, capace di entrarci dentro, scuoterci e condurci altrove. E Velluto Blu, quarto lungometraggio del maestro David Lynch, è un perfetto esempio di questo potere. Protagonisti di questo noir tre delle icone storiche del suo cinema: Kyle MacLachlan (Twin Peaks e Dune , Isabella Rossellini. Laura Dern che ritroveremo poi in Inland Empire, nonché un inquietante Dennis Hopper. Per tutta la durata del film, Lynch ci invita a sentire più che a capire, conducendoci prima di qua tra il profumo delle rose e poi improvvisamente di là tra gli insetti del sottosuolo. 120 minuti per perdersi, restare incantati e lasciarsi trasportare da un’eco che persiste anche dopo il finale.

Velluto Blu

Velluto Blu – La Trama

Jeffrey (Kyle MacLachlan) ritorna dal college per assistere il padre malato costretto in ospedale dopo un incidente. Durante una passeggiata di ritorno dalla visita al padre, il ragazzo scopre un orecchio mozzato in un campo abbandonato. Decide quindi di portarlo alla polizia che lo invita a rimanere fuori dalla faccenda. Ciò nonostante Jeffrey inizia a indagare per conto suo insieme a Sandy (Laura Dern), la figlia del poliziotto incaricato delle indagini, per la quale nascerà un dolce interesse. Le sue ricerche lo portano a Dorothy (una delle più grandi performance di Isabella Rossellini) una cantante tormenta e intrappolata in una dinamica tossica con Frank, un criminale sadico e senza scrupoli interpretato da Dennis Hopper. Jeffrey si finge un addetto alla disinfestazione per entrare nell’appartamento della donna e rubarle la chiave. Per poi ritornarci e, a causa dell’arrivo di Frank, nascondersi dentro l’armadio.

E’ proprio in questa occasione che assiste ai soprusi dell’uomo che, tra violenze sia fisiche che verbali, ogni tanto aspira da una bombola del nitrito di amile, comunemente conosciuto come popper. Così Jeffrey scopre il gioco subdolo ed estremamente malato di Frank che ha rapito il figlio e il marito di Dorothy. Alla vista di questo spettacolo agghiacciante il ragazzo è sempre più convinto di voler aiutare la donna e di continuare ad indagare per svelare questo atroce mistero. Decide quindi di seguire Frank nei suoi spostamenti e scopre così una serie di affari loschi con uomini altrettanto ambigui. E quando decide di tornare da Dorothy, sempre più provata e fuori di sé, si ritrova faccia a faccia con lui, è qui che il film raggiunge la sua dimensione più inquietante.

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Velluto Blu

Velluto Blu – La Recensione

Il film si apre con una sequenza di villette colorate, prati verdi e aiuole in fiore. In apparenza una ridente cittadina americana, dall’aspetto gentile e tranquillo, incarnato dal pompiere sorridente che ci saluta sia all’inizio che alla fine del film. Una rappresentazione idilliaca che in realtà nasconde dinamiche tossiche e persone disturbate. Lynch usa i classici stilemi del giallo per esplorare temi più universali come la natura ambigua del desiderio umano e il rapporto di potere tra vittima e carnefice, con particolare riferimento alla violenza sulle donne. Il personaggio di Frank, tra i più crudeli del cinema di Lynch, è l’incarnazione del male più folle e imprevedibile, una figura che sovverte ogni ordine e fa marcire ogni cosa che intercetta.

Con lui Lynch sembra volerci suggerire che il male non è qualcosa di esterno da combattere, ma è intrinseco della condizione umana. Ci ricorda che luce e oscurità coesistono, si mescolano e si confondono conducendoci in una profonda riflessione sulla dicotomia dell’essere. Partendo dal personaggio di Jeffrey che si ritrova tra la tenerezza del rapporto con Sandy e la pericolosa attrazione che prova per Dorothy. Fino alla scena finale in cui un pettirosso porta un insetto nel becco, immagine emblematica simbolo di speranza ma anche promemoria della brutalità che è parte integrante della natura.

Velluto Blu

Simbolismi e contrasti in Velluto Blu

Un noir atipico che non offre risposte facili o morali preconfezionate. Al contrario, invita lo spettatore a convivere con il disagio, accettare l’imperfezione e trovare la bellezza anche nell’ignoto. La fascinazione per il mistero, la sessualità perversa e gli elementi onirici sono temi che si ripetono nel cinema di Lynch. E che contribuiscono a evocare un senso di spaesamento nello spettatore, che raggiungerà il culmine nei suoi lavori successivi come Strade Perdute (1997) e Mulholland Drive (2001).

Non è tanto la trama o la caratterizzazione dei personaggi, quanto il sottile gioco di simbolismi, primi piani densi sui volti e melodie inquietanti a rendere quest’opera un unicum nella storia del cinema. Un’atmosfera disturbante, a tratti grottesca, che conferisce al film una tensione costante destinata a rimanerci addosso ben oltre i titoli di coda. Velluto Blu sembra seguire una logica emotiva piuttosto che narrativa dove, la fotografia di Frederick Elmes, giocata sul blu e sul rosso tra il nitido e lo sporco. E le composizioni di Angelo Badalamenti (prima collaborazione tra i due maestri che nel tempo ha ridefinito il concetto di colonna sonora) sembrano essere in simbiosi, creando una dimensione inquietante, a volte confortevole e al contempo erotica.

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Il cinema secondo David Lynch

Quello di Lynch è prima di tutto un cinema sensoriale in cui ogni inquadratura sembra sospesa in un tempo distorto dove sono i suoni, le espressioni e i simboli a raccontarci il non detto, lasciando allo spettatore spazio per immergersi in realtà alternative. Ma anche un cinema di contrasti dove il confine tra piacere e dolore, desiderio e violenza, realtà e sogno, è quasi impercettibile. Ciò che vediamo non è mai quello che sembra: così Lynch sfida noi e la società americana dell’epoca, ad andare oltre, a non fermarsi alla superficie e a non accontentarsi di ciò che abbiamo davanti. E’ in questa incertezza e oscillazione costante che sta il fascino di Velluto Blu, una fiaba ipnotica e imprevedibile capace di turbare, disorientare e sedurre al tempo stesso.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Un velo di perfezione che nasconde una violenza latente. Velluto Blu è un'istantanea della società statunitense che Lynch spoglia della sua maschera di cortesia e innocenza, facendo emergere una natura perversa dalla quale è impossibile liberarsi, come in una strada senza uscita.
Valeria Furlan
Valeria Furlan
Sognatrice per professione, narratrice nel tempo libero, vivo di cinema, scrittura e tè alla pesca. Completamente persa in Antonioni e nell'estetica della Nouvelle Vague, vorrei vivere in un film di Wong Kar Wai e non rifiuto mai un bel noir

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