HomeRecensioni FilmVermiglio: una voce nuova nel cinema italiano

Vermiglio: una voce nuova nel cinema italiano

Vermiglio è senza ombra di dubbio tra i film italiani che stanno ricevendo più attenzioni nel 2024. Secondo lungometraggio di Maura Delpero, regista che viene dal mondo dei documentari, ha catturato fin dalla presentazione alla Mostra del cinema di Venezia. Un palcoscenico importante da cui il film è uscito con un prestigioso riconoscimento quale il Leone d’argento – Gran premio della giuria. Da quel momento il film ha continuato a riscuotere successi. Delpero con il suo lungometraggio rappresenterà l’Italia agli Oscar, è stata nominata agli European Film Awards e recentemente ai Golden Globe 2025. La concorrenza negli USA sarà più o meno la stessa incontrata in Europa, ma il traguardo rimane comunque ragguardevole. Si tratta di un film dal budget ridotto e con un cast composto da interpreti alle prime esperienze sul grande schermo o comunque molto giovani. L’attore più noto presente è sicuramente il sempre bravo Tommaso Ragno.

Vermiglio

Vermiglio: trama e cast

È l’ultimo anno della Seconda guerra mondiale. La piccola comunità di Vermiglio non è toccata fisicamente dalla guerra, pur avvertendone l’eco. Il mondo fuori farà irruzione con l’arrivo di un soldato disertore Pietro (Giuseppe De Domenico) che porta con sé un militare austriaco ferito. Giunto sul posto, il soldato farà la conoscenza della famiglia Graziadei. Qui si innamorerà di Lucia (Martina Scrinzi) e tenterà di superare lo scetticismo del padre di lei, l’austero maestro Cesare (Ragno). Ma anche il resto della famiglia Graziadei sembra vivere un risveglio, così Ada (Rachele Potrich) tenta di reprimere sempre più a fatica i sentimenti per l’amica Virginia (Carlotta Gamba). Allo stesso modo, l’unico figlio maschio Dino (Patrick Gardener) si scopre sempre più insofferente alla rigidità del padre e cercherà dei modi per soffocare la sua frustrazione.

La situazione subirà un’ulteriore scossa con la fine della guerra e la scelta di Pietro di tornare in Sicilia. Una scelta che lascia Lucia, intanto rimasta incinta, nello sconforto. Una notizia sconvolgente dalla Sicilia contribuirà a rendere Lucia ancora più triste, fino a conseguenze quasi estreme. La serenità anche se solo apparente di Vermiglio ormai compromessa, costringe tutta la famiglia Graziadei a delle scelte che ne cambieranno le sorti.

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Vermiglio: l’estetica e la storia

Vermiglio è un film dalla fotografia e dalla regia rimarchevoli. Delpero e il suo direttore della fotografia Michail Kricman costruiscono un quadro esteticamente appagante, riconoscibile, che quasi prende il sopravvento sul resto. Nella costruzione della scena sono evidenti i richiami cinematografici della regista. Delpero ha messo tra i suoi riferimenti Haneke, rintracciabile nella dimensione spaziale dell’inquadratura. Diversi critici hanno posto l’accento su un afflato verso L’albero degli zoccoli e in generale della filmografia di Olmi, tanto per l’estetica che per i temi. C’è sicuramente anche un richiamo più recente, quello ad Alice Rohrwacher. Delpero sembra aver interiorizzato la filmografia della regista de La Chimera. In un certo senso, ed è da intendersi come complimento, sembra un controcanto, storicamente e geograficamente situato, di Lazzaro Felice, bellissima opera proprio di Rohrwacher.

L’unico elemento che forse funziona meno in Vermiglio è legato alla scrittura. Non perché non sia un film scritto bene ma perché Delpero sembra essersi proposta di rendere tutto chiaro, forse fin troppo. Si poteva lasciare più spazio al sottinteso e aggiungere complessità alla storia. La regista e sceneggiatrice ha voluto fuggire qualsiasi retorica tanto sulla guerra che sul tema della famiglia ma ha lasciato in questo modo poco spazio all’interpretazione. Funziona bene, invece, la scelta di lasciare ampio spazio ai silenzi. È sempre una scelta rischiosa per un film quella di non ricorrere costantemente ai dialoghi, una scelta che in questo caso paga. Delpero riesce a gestire perfettamente il cast, compresi i molti bambini presenti, in una prova recitativa corale molto valida.

I film italiani piacciono al mondo?

Siamo molto spesso presi dalla discussione su come il cinema italiano venga visto e percepito negli altri paesi del mondo. Si tende spesso, va detto, a sottolinearne le debolezze più che i punti di forza. Il cinema italiano continua a vivere molto in funzione del suo passato, anche questo è vero. Affacciarsi a nuove forme, permettere l’espressione di nuove voci è un imperativo categorico per non restare impigliati in un eterno ritorno. Allo stesso tempo, forse, anche la ricerca a tavolino del film perfetto deve finire, elemento che non vale solo per il cinema italiano. Vermiglio non era costruito probabilmente per essere un film di rilievo internazionale, date anche le dimensioni del budget. Eppure, il film al momento sta riscuotendo importanti consensi nella critica internazionale.

La storia italiana, semplificando ai soli premi, è quella del cinema più premiato agli Oscar come migliore film internazionale. L’anno scorso è arrivato un posto in cinquina per Io, Capitano di Garrone, l’ultimo successo risale però a La grande bellezza di Sorrentino. Ma è davvero fondamentale affermarsi agli Oscar per dimostrare il valore del proprio cinema? Molto spesso l’Academy si è dimostrata in ritardo rispetto al modo in cui il cinema si stava evolvendo. Negli anni sono stati premiati bei film ma anche film molto, decisamente molto, meno belli. Vivere la vetrina internazionale in funzione del successo a Los Angeles è un discorso dal respiro corto. Film come Vermiglio possono rappresentare il cinema italiano, non è una statuetta a cambiare o meno la veridicità di questa affermazione.

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PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Vermiglio regala al cinema italiano la conferma che Maura Delpero è una voce da seguire nel nostro panorama, la regia e la fotografia regalano momenti di altissimo livello estetico
Stefano Minisgallo
Stefano Minisgallo
Si vive solo due volte come in 007. Si fanno i 400 colpi come Truffaut, Fino all’ultimo respiro come Godard. Il cinema va preso sul serio, ma non troppo. Ci sono troppi film da vedere e poco tempo, allora guardiamo quelli belli. Il cinema è una bella spiaggia, come nei film di Agnes Varda.

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