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Zama – il film sul colonialismo di Lucrecia Martel

Il cinema argentino, e più in generale, sudamericano degli ultimi anni si sta affermando globalmente, Zama di Lucrecia Martel,  è parte di questo processo. Si tratta di un film tratto dall’opera omonima di uno scrittore argentino, Antonio Di Benedetto, del 1956. Pensato inizialmente per concorrere alla settantesima edizione del Festival di Cannes e poi dirottato su Venezia a causa di Pedro Almodovar. Il regista, infatti, scelto come presidente della giuria di quella edizione del Festival francese figura tra i produttori con la sua casa Deseo Film. Il cineasta spagnolo non è l’unico nome illustre tra produttori e produttori esecutivi del film. Compaiono tra questi, infatti, anche Danny Glover e Gael Garcia Bernal.

Zama – trama e cast

Don Diego de Zama (Daniel Giménez Cacho)è un magistrato della corona spagnola assegnato al Sud America nel tardo XVIII secolo. Sebbene l’uomo desideri tornare in Spagna dalla sua famiglia, tenta insistentemente di conquistare le attenzioni di una nobildonna spagnola, Luciana (Lola Dueñas). L’interesse per la donna e una disputa sulla condizione degli schiavi indigeni condurranno il magistrato al conflitto con un suo sottoposto. Le speranze di fare ritorno in Spagna si fanno più flebili quando il governatore che gli aveva promesso il trasferimento viene spostato a sua volta. Il nuovo governatore impone a Don Diego di scrivere un rapporto sul libro che un suo sottoposto stava scrivendo in quel momento. Seppur riluttante, l’uomo accetta nella speranza di poter tornare nel suo paese. Ma sarà ancora una volta deluso quando scoprirà che questo non potrà avvenire prima di circa due anni.

Zama decide così di seguire un gruppo di uomini che vorrebbe uccidere il sottoposto con cui aveva discusso, Vicuna, di cui non conoscono l’identità. Dopo essere stati liberati a seguito di un rapimento, il magistrato tenta di convincere gli uomini che Vicuna è tra loro. Ma oramai questi, effettivamente presente, ha completamente conquistato la fiducia del gruppo e rende nuovamente prigioniero Don Diego. Sarà lo stesso Vicuna a mutilare Don Diego perché gli riveli dove si trovano dei diamanti leggendari. Il destino dell’uomo alla fine del film è aperto a più interpretazioni.

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Zama – tra la storia e il surrealismo

Con Zama Lucrecia Martel ripercorre il colonialismo affrontato dal Sud America. Lo fa attraverso la vita di un’espressione di quel potere coloniale. Il protagonista del film è un uomo altero, violento con i sottoposti, ma incapace di reagire di fronte a chi detiene un potere superiore. Sebbene aspiri per tutto il film di tornare in Spagna, si circonda di donne, pur affermando di amare la sua famiglia. Il ritratto dei coloni che fa Martel ne mette in luce i comportamenti spesso violenti e dittatoriali, ma anche l’insensatezza della catena di comando. Don Diego si trova così a prendere decisioni e compiere azioni che non vorrebbe compiere, per compiacere il governatore e ottenerne un ritorno personale. È così che il ribaltamento finale sembra assumere una prospettiva metaforica della storia.

Martel non rinuncia a dei richiami cinematografici rilevanti nella costruzione della sua regia. Il finale sembra richiamare alla perdita di contatto con la realtà dell’Aguirre di Werner Herzog. La regista non rinuncia a calcare in alcuni tratti una forte impressione surrealista. L’effetto inizialmente straniante di questo surrealismo finisce per corroborare il senso del film e fortificarlo. Come testimoniato da alcuni dei suoi lavori precedenti, Martel mette al centro dei suoi lavori una dimensione marcatamente sociale. Senza scadere in nessuno dei cliches tradizionali del cinema, per così dire, politico, costruisce una storia più universale che particolare sul tema del colonialismo.

Il cinema sudamericano oggi

È difficile tracciare in breve un ritratto del nuovo cinema sudamericano senza tenere conto delle differenze interne tra i suoi vari autori. In termini puramente “territoriali” si stanno affermando sul palcoscenico globale soprattutto registi cileni e argentini. Tra i cileni sicuramente il regista più noto resta Larraìn, che con El Conde ha portato in scena una surreale versione della storia del suo paese. Degno di nota è anche Sebastian Lelio, regista di film di successo come Gloria e Disobedience. Un altro regista cileno, Haberle, nel 2023 ha ottenuto a Cannes il premio FIPRESCI per il suo Los Colonos. Il film è stato, tra l’altro, scelto per rappresentare il paese agli Oscar del 2024.

Per quanto riguarda il cinema argentino la presenza femminile sembra essere più marcata. Oltre alla regista di Zama, infatti, una delle cineaste più apprezzate è sicuramente Laura Citarella, autrice dell’apprezzato Trenque Lauquen. Il film è stato presentato a Cannes, come avvenuto anche per Los Delinquentes di uno dei padri della “new wave argentina” Rodrigo Moreno. Naturalmente, si tratta di autori e temi che si differenziano tra di loro. Ma allo stesso tempo testimoniano una rinnovata effervescenza di questi movimenti cinematografici. Il filo sottile che spesso lega queste opere sta nell’inserimento di elementi surreali in racconti altrimenti verissimi. Una forma di ironia e di straniamento delle storie che rafforzano la componente artistica dei film.

Zama

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Lucrecia Martel col suo Zama ci porta nel periodo del colonialismo vissuto dal Sudamerica attraverso un protagonista tragico e cenni di surrealismo.
Stefano Minisgallo
Stefano Minisgallo
Si vive solo due volte come in 007. Si fanno i 400 colpi come Truffaut, Fino all’ultimo respiro come Godard. Il cinema va preso sul serio, ma non troppo. Ci sono troppi film da vedere e poco tempo, allora guardiamo quelli belli. Il cinema è una bella spiaggia, come nei film di Agnes Varda.

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