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Perfect Days – il mondo quotidiano di Wenders

Tra i film che si contenderanno l’Oscar per il miglior film internazionale tra qualche giorno c’è anche Perfect Days di Wim Wenders. Il grande regista tedesco è alla prima candidatura nella categoria. Finora, infatti, le candidature (senza successo) erano arrivate per tre documentari nel 2000, nel 2012 e nel 2015. Perfect Days è ambientato in Giappone e interamente giapponese è il cast del film. Il protagonista Hirayama è interpretato da Kōji Yakusho. L’attore per il suo ruolo ha vinto la Palma d’Oro al miglior attore all’ultimo Festival di Cannes. Il film sta ottenendo anche un buon successo commerciale, soprattutto in relazione alla sua dimensione autoriale, solitamente ritenuta ostica. In questo caso, invece, il box office sta premiando l’opera, che anche in Italia ha ottenuto dei risultati ragguardevoli.

Perfect Days

Perfect Days – la trama

Pensato inizialmente come un documentario, Perfect Days è diventato un’opera narrativa in corso di svolgimento. Inizialmente, infatti, il progetto rientrava in una serie di documentari dal titolo The Tokyo Toilet. Andando avanti con la realizzazione, Wenders ha poi deciso di trasformarlo in un film incentrato proprio su un operatore dei bagni pubblici della capitale giapponese.

Hirayama è quindi il protagonista di questo racconto. Personaggio schivo e silenzioso che vediamo alle prese con la routine quotidiana. La sua vita scorre all’insegna dell’abitudine e della ripetitività. Una quotidianità che viene, in qualche modo, turbata solo da altri personaggi. Dapprima è il collega Takashi a irrompere nel suo ciclo abituale. Il giovane convince Hirayama ad accompagnarlo col suo piccolo van in giro per la città per far colpo su una ragazza. L’uomo, sebbene riluttante, accetta di aiutare l’amico. Ma saranno gli eventi successivi a intervenire con più forza nella vita di Hirayama. Del protagonista non si sa molto. Wenders decide di mostrarcelo nello svolgimento delle attività di ogni giorno. Lo vediamo quindi recarsi al lavoro, andare a cena sempre nello stesso ristorante e in lavanderia o a fare il bagno. Ma nulla d’altro ci viene detto.

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Questo fino alla comparsa della nipote Niko. Attraverso di lei si scopre che l’uomo viene da una agiata famiglia borghese, che ha rotto i ponti con la sorella e madre di Niko e col resto dei suoi parenti. La presenza, seppur breve, della nipote sortisce un effetto sull’uomo. Il finale del film ci lascia con Hirayama come sempre nel suo van, intento ad ascoltare musica mentre si avvia all’alba verso la città.

Perfect Days

Perfect Days – la recensione

Con Perfect Days Wenders dimostra ancora una volta di essere il più grande regista vivente dei panorami urbani. Attraverso Hirayama, infatti, l’autore ci mostra non solo i bagni pubblici di Tokyo, ma la città nella sua interezza. Una città che vediamo soprattutto all’alba e di notte, quando il protagonista si muove più spesso. Wenders riesce a raccogliere attraverso gli spazi tutto ciò che vuole raccontare. È un film con pochi dialoghi, che quindi si dipana proprio attraverso i paesaggi. Un grande ruolo viene affidato anche alla musica. La colonna sonora svolge un ruolo diegetico molto importante. Sentiamo le canzoni che sente che sente Hirayama. Un’immersione totale nella musica americana degli anni ’60 e ’70, da Nina Simone a Lou Reed, Perfect Days, appunto.

Hirayama conduce una vita solitaria e silenziosa che per larga parte del film sembra soddisfarlo pienamente. Appare un uomo pacificato che nella ripetizione quotidiana dei suoi gesti sembra aver trovato la perfetta armonia. Ma forse leggere in questo film un inno a questa vita è una lettura forviante. Ad un certo punto, attraverso la nipote e successivamente attraverso altri incontri, qualcosa in Hirayama cambia. Vediamo il protagonista aprirsi alle proprie emozioni, non poterne sfuggire. Wenders in Perfect Days regala, anzi, degli slanci di vitalità che sembravano soppressi. Tutta la parte finale del film si rivela come un inno alla dimensione emotiva, da una parte. Dall’altra ci mette davanti all’impossibilità di fuggire alle emozioni, nonostante i muri che possiamo alzare.

La corsa agli Oscar

Nella notte tra il 10 e l’11 marzo Perfect Days si contenderà la statuetta al miglior film internazionale con altri quattro lavori. Si tratta di La società della neve, film spagnolo del regista Juan Antonio Bayona, che racconta di un incidente aereo sulle Ande negli anni ’70. C’è poi il film inglese di Jonathan Glazer, The Zone of Interest, con la sua visione personale dell’Olocausto. C’è poi il film tedesco La sala dei professori, ritenuto la sorpresa tra i titoli candidati. L’ultimo in lista è Io Capitano di Matteo Garrone che racconta il viaggio e l’odissea di due amici dall’Africa all’Italia. Secondo i pronostici, il film favorito sarebbe The Zone of Interest, molto apprezzato dalla critica per la sua rappresentazione quasi solo “sonora” dell’Olocausto. Secondo altri, ha buone possibilità di successo anche Io Capitano, che negli Stati Uniti sta riscontrando molti apprezzamenti. Più impervia sembrerebbe la strada proprio per Wenders e il suo Perfect Days. Al di là del singolo riconoscimento, Wenders ancora una volta si dimostra in grado di realizzare dei film con pochi pari. Un regista quasi ottantenne che riesce a sorprendere gli spettatori con una storia, solo all’apparenza, piccola.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Wim Wenders aggiunge un'altra perla alla sua già eccezionale filmografia. Un film emozionante ed esteticamente impeccabile, come quasi tutti i film del regista tedesco.
Stefano Minisgallo
Stefano Minisgallo
Si vive solo due volte come in 007. Si fanno i 400 colpi come Truffaut, Fino all’ultimo respiro come Godard. Il cinema va preso sul serio, ma non troppo. Ci sono troppi film da vedere e poco tempo, allora guardiamo quelli belli. Il cinema è una bella spiaggia, come nei film di Agnes Varda.

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