Dopo tre anni dal primo capitolo (qui la recensione), con Dune – Parte due si chiude la trasposizione del primo romanzo fantascientifico di Frank Herbert del 1965. Va avanti la quasi decennale fase sci-fi di Denis Villeneuve, che con quest’opera divisa in due parti raggiunge il suo picco produttivo e distributivo.
Dune – Parte due uscirà nelle sale italiane il 28 febbraio del 2024.
Dune – Parte due: trama
A seguito della morte di suo padre e della caduta della sua casata, Paul Atreides (Timothée Chalamet) e Lady Jessica (Rebecca Ferguson) percorrono le vie dei deserti di Arrakis in compagnia dei Fremen, guidati da Stilgar (Javier Bardem) e dalla giovane Chuni (Zendaya). La guerra contro gli Harkonnen e il Barone Vladimir (Stellan Skarsgård) si fa sempre più calda, e l’arrivo imminente di un nuovo profeta è segno di un cambiamento radicale che inevitabilmente plasmerà il volto di Arrakis.
Dune – Parte due: il mito si è fatto uomo
Prosegue il viaggio del pupillo della famiglia Atreides, principe di una grande casata il cui destino è intrecciato con le antiche popolazioni desertiche dei Fremen. La strada verso la libertà e liberazione dal male Harkonnen è tracciata da secoli, e Paul sembra sempre di più il fantomatico messia citato dalle antiche scritture e leggende.
Dopo un primo capitolo di grande successo, che però era più concentrato sul worldbuilding e sulla presentazione dei personaggi, Dune – Parte due aveva il dovere di infiammare ulteriormente i cuori e riaccendere i neuroni degli amanti del genere sci-fi, ormai ammorbati dall’innumerevole quantità di mediocrità che da molti anni inquina il genere. Il maestro Denis Villeneuve non manca ai suoi obblighi.
La seconda parte del ciclo di Dune riporta la fantascienza ai suoi antichi fasti. La spettacolarità della messa in scena e l’azione sono accompagnate da una notevole profondità di racconto, che intreccia a se elementi fantascientifici classici a fattori più religiosi e leggendari.
Paul Atreides guida i suoi ad imprese di natura quasi biblica, prima di allora solamente profetizzate dai vecchi saggi. In molti gridano al profeta, altri al falso profeta e altri ancora invocano la carta della casualità. Nasce comunque un vero e proprio mito, il mito di Paul Atreides, un entità quasi spirituale attraverso il quale Dune mostra le diverse facce della fede, speranza e raccoglimento di un popolo sotto il mantello di un unico e grande leader.
Tecnica in stato di grazia
Dopo la visione di Dune – Parte due, il regista Christopher Nolan sarà ben grato dei ritardi dovuti allo sciopero degli sceneggiatori che hanno fatto si che il suo Oppenheimer non si debba confrontare sul lato tecnico ai premi Oscar dell’anno corrente. Le sei statuette conquistate dalla parte uno erano già segno di un lavoro minuzioso, finalizzato ad affiancare Dune ai grandi capolavori del genere fantascientifico passati e recenti. Ebbene, Denis Villneuve è riuscito a superarsi.
Dune – Parte due è una cartolina in movimento, un opera esteticamente meravigliosa ed inoppugnabile. Ogni granello di sabbia è visibile e palpabile, la computer grafica lavora a pieno ritmo ma è quasi impercepibile, e la fotografia di Greig Fraser riesce a donare vita e colore a mondi inabitabili e monocromatici. La soundtrack di Hans Zimmer continua poi a seguire lo spartito del primo film, donando nuovamente all’universo di Dune il giusto tono di epicità e dramma.
Dune – Parte due: nuove e vecchie conoscenze
Come accade in tutte le grandi epopee, anche in Dune – Parte due la cerchia di protagonisti si allarga. L’Imperatore Shaddam IV (Christopher Walken), solamente menzionato nella prima fase, ha qui insieme a sua figlia (Florence Pugh) un ruolo esplicativo molto importante, che chiarisce eventi passati e mostra possibili risvolti futuri. Sul fronte Harkonnen la new entry è Feyd-Rautha (Austin Butler) nipote del Barone Vladimir e futuro erede della casa. Feyd è un personaggio assolutamente azzeccato, un antagonista sadico e psicotico degno di essere incoronato come villain del film. Un pochino sprecate Léa Seydoux ed Anya Taylor-Joy, relegate al ruolo di semplici comparse.
Proseguono poi in maniera splendida le storie dei primi protagonisti, che grazie a nuove scoperte e capacità acquisite lungo il viaggio vedono il loro destino in maniera sempre più chiara. Nessun ostacolo sembra possa più frapporsi tra loro ed il destino che le stelle hanno tracciato.
In conclusione
Dune – Parte due fa nettamente meglio del suo predecessore. Grazie ad una forte spinta sull’acceleratore Denis Villneuve realizza un sequel ritmicamente più congeniale per il pubblico, dove l’azione e le maestose scenografie naturali e fantascientifiche la fanno da padrone. Tutto questo riesce comunque a non oscurare la storia, i suoi personaggi e le riflessioni politico-religiose di stampo herbertiano, ormai identitarie del ciclo di Dune. Uno sci-fi che riporta il genere alla sua antica essenza e che si annovera tra i migliori di questi ultimi anni.