Vincitore dell’Orso d’Argento per la migliore interpretazione femminile, 20000 specie di api è in programma attualmente nelle sale italiane. Presentato anche al 24esimo Festival del Cinema Europeo per la sezione Lux Film Awards (di cui faceva parte anche Foglie al vento di Aki Kaurismaki), 20000 specie di api rappresenta l’ennesima e originale variante nel racconto di una giovane identità in transizione o in divenire.
La metafora della trasformazione e del cambiamento è presente in questa piccola elegia della natura e del cambiamento (intimo e fisico). La pellicola è stata anche candidata ad un premio agli ultimi European Film Awards e a 14 premi Goya, tra cui miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura. Il film è una distribuzione Arthouse all’interno di I Wonder Pictures.
20000 specie di api: il cast
La pellicola è scritta e diretta dalla regista spagnola Estibaliz Urresola Solaguren, ed è interpretato da Sofia Otero (Lucía) , Patricia Lopez Aimaz (Ane), Ane Gabarain (Lourdes), Itziar Lazkano (Lita), Sara Cozar (Leire), Martxelo Rubio (Gorka).
20000 specie di api: trama e recensione
Aitor, soprannominato Cocò, è un bambino di 8 anni. Ma è anche Lucia. Perchè se per sua natura, Aitor è nato a livello biologico come maschio, Lucia è la parte femminile che sente veramente sua. La madre comprende questo desiderio in suo figlio, e cerca di assecondarne i bisogni.
Più rigida invece è la posizione della nonna. Ma anche la comunità rurale intorno alla famiglia che non è pronta ad accogliere, o meglio non vuole capire un’identità transgender in via di sviluppo. L’estate trascorsa vicino le arnie dei produttori locali di miele farà capire che esistono circa 20000 specie diverse di api. Queste varie identità di genere, permettono di capire, ma soprattutto comprendere veramente che bisogna accettare ogni tipo di diversità.
In un’estate tre generazioni di donne con tanti spunti dove il/la protagonista va in vacanza nella campagna basca. Il corpo non lo sente suo, e proprio questa stagione solare permetterà di capire chi sia veramente. La storia della madre che ha una carriera da artista che non decolla e la zia apicultrice che racconta la frase rappresentano gli altri assi narrativi. Di questo processo fanno parte anche la riscoperta di sè stessi e delle proprie origini.
La nascita della crisi interiore in un corpo non sentito come proprio
La storia di Cocò o Aitor, che in estate in vacanza nella campagna basca. La crisi nasce perchè da bambino non si riconosce come tale. Questo sentimento nel non sentirsi a proprio agio nel corpo è il vero fulcro della pellicola. La relazione tra la protagonista e le api è particolare, perchè la varietà di esse diventa una simbologia della trasformazione.
Il paragone con Tomboy di Celine Sciamma, fa capire che la scoperta di sè nel confronto con gli altri diventa forte e potente. “Se muoio rinasco bambina?” è un pensiero che a primo impatto può sembrare infantile o innocente, ma è profondamente adulto invece.
La campagna, la piscina, le passeggiate e le api denotano la rilassatezza, ma anche la riflessione che emerge nel corso del tempo. Un racconto forte, potente, di un’interiorità che cambia, matura nel suo piccolo e si evolve. Il racconto è dilatato e viene fatto nel miglior modo possibile ad opera della regia, perchè garantisce un’immersione in quello che accade.
La metafora delle api nell’identità di genere
Nella sua delicatezza riesce a coinvolgere con la profondità del suo tema. Non c’è solo la storia di Coco, ma in parallelo anche quella lavorativa di sua madre. La donna è un’artista che non riesce ad affermarsi.
Se riesce a farlo, lo fa ma non tramite merito suo. Anche la conflittualità tra la nonna e la madre emerge nel segreto del padre. “In natura ci sono 20000 specie di api e tutte sono buone“, viene detto dalla zia apicoltrice. Proprio per questo non è un film di genere, ma sul trovare o ritrovare il proprio vero io.
Un discorso incentrato sull’identità e sulla sessualità. Questo discorso funziona tra mamma e figlia che tra mamma e zia. La delicatezza nell’affrontare certi argomenti racconta una serie di personaggi dove tutti hanno dei segreti nei confronti degli altri. Il ragazzino, Coco/Lucia/Aitor è l’unico a 8 anni che si pone delle domande e ha il coraggio di cambiare.
Nei dialoghi fra la madre e la nonna si intuisce un rapporto contrastato, soprattutto in merito alla vendita delle opere del padre. Non è il ritratto di una transizione, ma è la transizione di una famiglia e del modo in cui si guarda all’infanzia. Il bambino così come ci appare all’inizio della pellicola acquisterà la piena consapevolezza del suo reale essere nel viaggio estivo.
Il corpo e il genere rappresentano il focus su cui si concentra all’apparenza la pellicola. Ma il vero inizio della stessa parte da un presupposto tragico. La divisione famigliare serve sempre ad un nuovo inizio, ma questo può avvenire solo nel corso delle vite che popolano la pellicola.
L’ispirazione per la regista alla base di 20000 specie di api
Nel 2018 in un paese basco, un teenager di 14 anni in transizione si era suicidato forse perchè ferito dall’insensibilità della società che lo circonda. La regista ha ricordato quest’episodio soprattutto in merito alla lettera che il giovane aveva lasciato come testimonianza.
In questa veniva evocata una sorta di speranza come non aver paura e che tutto poteva essere facile. In quella lettera vi era anche la speranza per una percezione amichevole da parte delle persone che lo circondavano ed uno scenario diverso in tutto questo.
Dopo aver letto questa lettera, la regista ha cercato di rappresentare una sorta di ponte tra quello che era rappresentato su carta e la realtà che alla fine si rivela profondamente diversa. L’obiettivo era di aiutare o sensibilizzare il pubblico ad avvicinarsi a questa tematica.
Ciò le ha permesso di avere i ringraziamenti da parte di diverse famiglie, che le hanno aperto il loro lato privato, permettendole di osservare e capire le loro vite. Tutto questo in una maniera amabile, naturale e tenera, proprio nella maniera in cui la voleva rappresentare.
Solaguren ha affermato che anche il processo del cast è stato particolarmente intenso. Le attrici adulte hanno fatto un grande lavoro nel creare il giusto humour situazionale, e le prove sono state importanti per favorire il giusto processo creativo.
Conclusioni
20000 specie di api un film fatto di tanti piccoli gesti e segnali. La regia è abbastanza semplice, con una fotografia che svolge bene il suo compito nelle situazioni, nonostante le storie che si intrecciano come il segreto del nonno, che va a creare un po’ di destabilizzazione.
Una bambina che nella campagna basca ha una crisi di identità, e nel gioco stando con la zia, con la nonna. Il disagio del proprio corpo si fa percepire anche dall’essenzialità dei gesti. Tutto appare come complesso. La non identificazione di sè viene fatta riscoprire con il gioco e con il pensiero reale dell’essere.
20000 specie di api è alla base dell’innocenza ma anche un inno alla diversità, a quello che ognuno di noi potrebbe essere. Il desiderio e la volontà sono molto forti nella mentalità di qualsiasi bambino durante la propria infanzia, e la pellicola ci aiuta a comprendere con grazia e una certa discrezione questo concetto.